Strage di Bologna, l'ex terrorista Paolo Bellini aggredito in carcere. I timori del legale, che ha chiesto il trasferimento: "Queste sono avvisaglie"

A pochi giorni dal 45° anniversario della strage di Bologna, Paolo Bellini – condannato per quella vicenda – è stato aggredito in carcere. L’episodio risale a qualche giorno fa: un detenuto marocchino ha cercato di colpirlo al volto, ma l’ex esponente di Avanguardia Nazionale è riuscito a evitare il colpo facendosi scudo con un braccio, dove è stato raggiunto dal fendente.



Pare che sia stato usato uno spazzolino da denti che è stato modificato per diventare un’arma da taglio. In seguito all’aggressione, il legale di Paolo Bellini ha annunciato che verrà presentata richiesta di trasferimento in un carcere più sicuro rispetto a quello di Cagliari.

Paolo Bellini in aula davanti alla Corte d’Assise d’appello di Bologna (Foto 2024 ANSA/MAX CAVALLARI)

L’avvocato Antonio Capitella ha dichiarato all’agenzia di stampa Adnkronos di essere in attesa della delega con la firma del suo assistito. Ha inoltre sottolineato che Bellini potrebbe essere detenuto in un carcere per ex collaboratori, anziché in uno per detenuti comuni come quello attuale.



I TIMORI DEL LEGALE DI PAOLO BELLINI DOPO L’AGGRESSIONE

Il legale ha raccontato di essere stato contattato da Paolo Bellini, il quale lo ha informato dell’aggressione subita in carcere. Sembra che lo spazzolino sia stato affilato fino a diventare una sorta di coltello. In ogni caso, il neofascista è stato medicato dopo l’accaduto. Per quanto riguarda l’aggressore, non risulterebbe alcuna conoscenza pregressa tra i due.

L’attacco sarebbe avvenuto in un corridoio della sezione in cui Bellini è detenuto. Pur sollevato dal fatto che il suo assistito abbia riportato una ferita lieve, l’avvocato Capitella si dice preoccupato, ritenendo che si tratti di “avvisaglie”.



Paolo Bellini è stato condannato all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Bologna, che causò 85 vittime; era già stato condannato in passato per l’omicidio di Alceste Campanile, che militava in Lotta continua. Tuttavia, ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’attentato di Bologna, per il quale è stato incastrato dalla testimonianza dell’ex moglie, che lo ha riconosciuto in un video amatoriale girato la mattina della strage.