Paolo Borsellino, ancora oggi la morte del magistrato rimane al centro di numerosi dibattiti. Il cinema come documento per non dimenticare un grande uomo.
‘La mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno…’
La morte diPaolo Borsellino continua ad essere al centro di dibattiti e frecciate. Il giudice palermitano e la sua scorta hanno lasciato un vuoto nell’Italia degli ultimi tre decenni, diventando però anche un simbolo di giustizia e lotta contro la mafia. Per il Capitano Ultimo però c’è ancora tanto da dire. “19 luglio 1992, strage di via D’Amelio, muore il combattente Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Abbandonato da quelli che erano assenti allora, che oggi celebrano e pontificano sul nulla, che fanno uscire la mafia dal 41bis. Il popolo lo onora”, ha scritto il colonnello Sergio De Caprio su Twitter. Di ostacoli Borsellino ne ha dovuti affrontare tanti, soprattutto per via della polvere che bloccava la macchina della Giustizia allora e forse persino oggi. Nel ’90, il giudice aveva chiesto infatti il divieto di soggiorno per il boss Francesco Messina Denaro, ma ha dovuto fare i conti con la decisione del Tribunale di Trapani di rifiutare la domanda. Erano anni fatidici tra l’altro: il boss, conosciuto anche come don Ciccio, stava lasciando posto al figlio Matteo. Lo stesso che due anni dopo ha partecipato alle riunioni stabilite per le stragi del ’92. Uno schiaffo alla Giustizia e allo stesso Borsellino, per via della decisione dei giudici di non ritenere don Ciccio così pericoloso.
Paolo Borsellino, ecco cosa l’aveva turbato
Paolo Borsellino ha dovuto affrontare la morte dell’amico e collega Giovanni Falcone prima di finire a sua volta travolto dalla crudeltà della mafia. Quando il magistrato Liliana Ferraro è stato chiamato per sostituire Falcone, il Capitano De Donno ha rivelato di voler proporre una collaborazione a Vito Ciancimino, il politico mafioso della famiglia corleonese legato a Totò Riina e Bernardo Provenzano. “Mi ha accennato qualcosa”, ha detto in un’intervista la moglie Agnese Piraino Leto, rilasciata a Servizio Pubblico, “che c’era una trattativa tra la mafia e lo Stato, ma che durava da un po’ di tempo”. Una strategia che aveva turbato nel profondo Borsellino, tanto da imporre alla moglie di dormire con le serrande abbassate, nonostante il caldo di quelle notti di giugno. “Ho visto la mafia in diretta e, fra tante cose, mi hanno riferito che il Generale Subranni si è punciutu”, le ha detto Borsellino per giustificare il suo turbamento. Punciutu, ovvero affiliato a Cosa Nostra. Un vero smacco per il giudice siciliano, ancora sorpreso dalla notizia che gli era giunta all’orecchio. Oggi, sabato 18 luglio 2020, Paolo Borsellino sarà al centro di una commemorazione nazionale in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio. Il giudice aveva previsto la sua fine. “Ricordo che Paolo mi disse ‘Materialmente mi ucciderà la mafia, ma la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno'”, ha detto ancora la moglie, “Queste sono parole che sono scolpite nella mia testa e fino a quando sarò in vita, non potrò dimenticarle”.