Bruxelles boccia i passaporti d'oro e ora cambiano le regole, escludendo le eccezioni.
I passaporti cosiddetti d’oro resteranno soltanto un lontano ricordo. Ad averlo deciso è stato il Parlamento Europeo stesso, il quale ha preferito abolire la possibilità di concedere la cittadinanza “soltanto” a fronte di un investimento ingente da parte di un cittadino straniero.
L’Europarlamento ha votato e l’abrogazione di questa possibilità è stata accolta positivamente da ben 518 voti, mentre soltanto 24 si sono astenuti e 98 erano i contrari. Ora dunque, non servirà più comprare immobili o investire su un territorio per ottenere il permesso per 90 giorni.
Passaporti d’oro abrogati: cosa cambia?
La decisione di abolire i passaporti d’oro coinvolge ben 61 Paesi al di fuori dell’Unione Europea, che oggi hanno potuto permettere ai loro cittadini di poter girovagare in UE – per un periodo limitato – e patto di investire sul territorio.
Ci sono però degli organismi che criticano questa nuova decisione che impedirà di entrare nello spazio Schengen a fronte di capitalizzazioni significative. Il pensiero giunge dalla Commissione Europea e da gruppi del Dipartimento del Tesoro come Gafi, che invece osservano criticità.
Alcune lacune discusse dagli stessi fanno riferimento a più riciclaggio di denaro, impedire e ostacolare delle operazioni tra i Paesi, e cercare di raggirare in tutti i modi la sicurezza (arrecando più danni che benefici).
Prima ancora che lo stop arrivasse ai Paesi fuori dall’Unione Europea, l’esenzione dei passaporti d’oro è arrivata prima in Bulgaria, a Malta e a Cipro.
Un cambio di rotta
Rispetto alla riforma iniziale, oggi c’è stato un cambio di rotta importante. La decisione di togliere la possibilità a permettere la residenza “per breve tempo” ai cittadini stranieri che investono in Europea, è giunta in maniera standard.
Infatti precedentemente si prevedeva di attuare questa possibilità soltanto in casi eccezionali come ad esempio irregolarità negli ingressi, molteplici bocciature nelle domande di asili nido e nel caso di una minaccia interna nell’UE.