Patrizia Cavalli è morta all’età di 75 anni: la poetessa, come riportato da La Repubblica, si è spenta a Roma dopo una lunga malattia. Il mondo della letteratura è a lutto per la scomparsa di una firma apprezzata nell’ambito della poesia ma anche della prosa. Le sue raccolte rimangono una preziosa eredità.
Nata in Umbria nel 1947, già da giovanissima si era trasferita nella Capitale per portare avanti la sua passione. Lì conobbe Elsa Morante, che le fece da maestra. È anche per questo motivo che la sua prima raccolta, dal titolo “Le mie poesie non cambieranno il mondo”, venne a lei dedicata. Due anni dopo l’esordio la poetessa venne inserita nell’antologia Donne in poesia insieme a nomi ben noti come quelli di Maria Luisa Spaziani, Vivian Lamarque Amelia Rosselli e Anna Maria Ortese. La voglia di sperimentare l’ha sempre accompagnata nel corso della sua carriera, tanto che arrivò anche a scrivere un libro/disco dal titolo “Al cuore fa bene far le scale” insieme alla cantautrice Diana Tejera. Con lei e la cantautrice jazz Chiara Civello scrisse inoltre il brano “E se”, che ha ricevuto il Premio Betocchi – Città di Firenze 2017.
Patrizia Cavalli è morta: poetessa aveva 75 anni. Le poesie più famose
Le poesie più famose di Patrizia Cavalli, nota poetessa che è morta all’età di 75 anni a Roma nelle scorse ore, sono contenute in diverse raccolte di successo di Einaudi. Dopo Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), anche Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992). Queste tre sillogi verranno riunite nel volume Poesie (1974-1992) (1992). E ancora Sempre aperto teatro (1999, Premio Letterario Viareggio-Repaci), Pigre divinità e pigra sorte (2006, Premio Dessì), Datura (2013), Vita meravigliosa (2020). L’unico esperimento narrativo della sua carriera fu invece Con passi giapponesi (2019), romanzo vincitore del Premio Campiello – selezione Giuria dei Letterati.
“Il suo lessico è misto e ibrido, ma la sua dizione è immancabilmente pura. Si intuisce subito che è proprio la purezza delle dizione lo scopo per cui scrive. Quando una cosa è precisamente detta, la mente guarisce dal malessere, dalla malattia dell’imprecisione”, così il critico letterario Alfonso Berardinelli l’aveva elogiata.