Qual è il vero rapporto tra José Altafini e Pelé? Nel film che ripercorre la carriera di O Reiantagonista. Del resto, su pellicola la cosa funziona almeno solitamente: il grande eroe non può essere tale se non con l’esistenza di un nemico, al quale quando serve si rivela superiore. Se però il racconto è biografico, allora è possibile che qualcosa stoni: se ne era avuta prova in altri film traccianti la storia di personaggi sportivi, ma con minore enfasi: si veda per esempio la rivalità rispettosa tra Niki Lauda e James Hunt (Rush) o, ancora, l’antitesi tra Bjorn Borg e John McEnroe nel lavoro che ne ripercorre le sfide sul campo di tennis.
Ecco: in quei casi, che si romanzasse qualche aspetto del rapporto poteva starci. Qui, invece, alcune parti del rapporto Altafini-Pelé sembrano essere state inventate di sana pianta. Almeno, l’italo-brasiliano lo aveva già detto in occasione dell’uscita del film in Italia: nella trasmissione Rabona aveva bollato i contenuti della pellicola come “una montagna di falsità” e si era detto amareggiato per come la sua figura ne risultasse. “Mi dipingono come arrogante, prepotente e classista” aveva detto tra le altre cose, sostenendo di non essere mai stato contattato per dare la sua versione dei fatti; aveva poi rivelato di aver incrociato Pelé alla prima del film e di avergli lanciato una battuta alla quale O Rei aveva riso, senza però dire nulla riguardo le “falsità raccontate”. Ecco: di fatto, la tesi è che si sia voluto per forza creare un alter ego del personaggio Pelè, di modo che la Perla Nera risultasse ancora più luminescente perché simbolo di chi ce l’aveva fatta contro tutti e contro tutto, a differenza di altri.
ALTAFINI E PELE’ ERANO DAVVERO RIVALI?
Nel film si racconta infatti che Pelé abbia incontrato Altafini mentre la mamma faceva le pulizie a casa di quest’ultimo il quale, già promettente calciatore, non perdeva occasione per prenderlo in giro con arroganza: cosa che secondo Core n’grato, come lo avrebbero poi ribattezzato i tifosi del Napoli, non è mai successa. Anzi: “Non ho mai incontrato Pelè prima dei miei 19 anni”. Da quello che sappiamo infatti, i due sono cresciuti a 300 chilometri di distanza (entrambi comunque nello stato di Sao Paulo) ed era dunque parecchio complesso che si incrociassero in età infantile; inoltre Altafini, figlio due italiani emigrati in Brasile, non era affatto ricco e, anzi, già quando aveva 9 anni era costretto a lavorare per aiutare la famiglia a far quadrare i conti e nel frattempo studiava da meccanico presso un istituto professionale. Non fu lui a dargli il soprannome che avrebbe reso celebre il futuro 10 del Brasile, anche se ne parrebbe vera l’origine (la storpiatura di Bilé, al secolo Moacir Barbosa Nascimento, portiere del Vasco da Gama e considerato tra i principali responsabili della disfatta della Seleçao nel 1950).
All’epoca dei fatti Altafini aveva 12 anni (ne ha due più di Pelé) e le prime “registrazioni” ufficiali, nel XV de Piracicaba (la sua città natale), sono almeno del 1954 con ingresso nel Palmeiras un anno più tardi. Se dunque sicuramente José percorreva ancora i campi locali in quel periodo, anche la finale che i suoi Kings vincono contro i Senza Scarpe di Dico (andando subito sul 6-0 e rischiando poi di venire raggiunti) non ci sarebbe mai stata: Pelé fu realmente scoperto da Waldemar De Brito (che nel 1934 fu il primo a sbagliare un rigore in un Mondiale) ma giocava già in una squadra piuttosto “organizzata” e non certo in un gruppetto improvvisato – nel film sembrerebbe sul momento – anche se questo passaggio si può cinematograficamente perdonare (al netto della presenza di Altafini, appunto). Ora, con un salto in avanti, arriviamo ai Mondiali: José dice di aver incontrato Pelé quando aveva 19 anni, momento che corrisponde all’arrivo in nazionale. I due esordirono a un mese di distanza, un anno prima di partire per la Coppa Rimet in Svezia. Che ovviamente ha grande risalto nel film, e segna il classico punto di redenzione: qui infatti Altafini e Pelé si riappacificano.
I MONDIALI DEL 1958
Ora, anche questo non è corretto. Vero che José si infortunò contro l’Inghilterra dopo aver segnato una doppietta all’Austria, e vero che dopo essere tornato per i quarti (1-0 al Galles, gol di Pelé) sarebbe rimasto fuori per semifinale e finale; ma le cose andarono diversamente per svariati motivi. Primo: l’infortunio al ginocchio di O Rei c’era stato ma non per il tentativo di praticare la Ginga sul campo di calcio, “solo” per un duro contrasto in una partita-allenamento contro il Corinthians poco prima di andare in Svezia. Non solo: all’inizio dei Mondiali il diciottenne era pienamente ristabilito, e dunque in semifinale non avrebbe dovuto fare i conti con una condizione ai limiti dell’indisponibilità. Secondo: Altafini, al di là dell’infortunio, fu fatto fuori dai titolari a seguito di un deludente 0-0 contro l’Inghilterra. Con lui out Joel e Dino Sani, dentro Zito, Garrincha e appunto Pelé: Altafini tornò in campo contro il Galles solo perché Vavà si era infortunato contro l’Unione Sovietica e non poteva giocare, ma tornato disponibile per la Francia uno dei componenti del celebre trio si sarebbe ripreso il posto.
Altafini, contro il Galles (partita che nel film non viene menzionata, ma che segna il primo storico gol di O Rei ai Mondiali), giocò in coppia con Pelé: non fu dunque lui a prendere il posto del presunto rivale (e poi diventato amico e complice) nella formazione titolare, né realizzò quella tripletta alla Francia da “miracolato” (c’è una scena che presupporrebbe una guarigione quasi inspiegabile e con metodi poco ortodossi). Se proprio vogliamo, non è nemmeno esatto che Vicente Feola abbia lasciato la squadra libera di sbizzarrirsi in finale, giocando a piacimento e divertendosi quasi come una tardiva rivelazione redentrice: questo avvenne appunto prima dell’Unione Sovietica, e tra le altre cose le cronache dell’epoca narrano che il Commissario Tecnico del Brasile accettò di buon grado le decisioni dei senatori (tra cui Didì, Nilton Santos e Bellini) perché “segretamente” lui stesso avrebbe scelto quella formazione fin da subito, probabilmente non facendolo per le pressioni post-fallimenti. Ultima annotazione: è anche possibile che all’intervallo della semifinale Pelé e Altafini si siano parlati, ma O Rei non avrebbe potuto “chiedere” all’altro di prendere il suo posto, visto che ai Mondiali le sostituzioni tra giocatori di movimento non furono ammesse che dal 1970.