Le pensioni dei dipendenti pubblici si abbasseranno significativamente. Ma saranno interessate soltanto "alcune categorie".
Con una recente circolare pubblicata a metà agosto, la numero 2491, l’INPS ha comunicato che le pensioni godute anticipatamente dai dipendenti pubblici potrebbero veder variare i loro importi per via delle nuove aliquote di rendimento previste nella manovra di Bilancio scorsa.
Nello specifico i futuri soggetti interessati saranno coloro che hanno un’età compresa tra i 65 e massimo 67 anni e la cui variazione prenderà in considerazione esclusivamente la quota retributiva (escludendo dunque quella contributiva).
Quali pensioni saranno intaccate ai dipendenti pubblici
Le pensioni dei dipendenti pubblici potrebbero prevedere degli importi differenti dai “soliti”. Ma non tutti, soltanto i cedolini di chi ha optato per lasciare il lavoro in anticipo e nei contribuenti nella fascia d’età 65 – 67.
L’ente spiega che principalmente la misura include i contribuenti iscritti alla gestione previdenziale e che lavorano nel comparto pubblico (tra cui sanità ed enti locali, prevedendo anche ufficiali giudiziari e docenti delle scuole).
Con la precedente Legge di Bilancio la soglia obbligatoria per concludere il lavoro è stata portata a 67 anni (niente di differente dal tetto per la vecchiaia), contro i precedenti 65.
Le aliquote rinnovate
Le nuove aliquote verranno conteggiate applicando il 2,5% annuo soltanto sulla parte retributiva. I contribuenti che verranno coinvolti nell’aggiornamento sono coloro che sono iscritti presso le casse Cps, Cpdel, Cpug e Cpi, e che prima del 31 dicembre dell’anno ’95 hanno maturato meno di 15 anni di contributi.
Naturalmente questa modifica renderà i cedolini più bassi, questo perché l’aliquota è stata considerata per via del fatto che l’anzianità contributiva accumulata in un determinato periodo è stata minore e di conseguenza non può garantire importi molto alti.
L’aliquota al 2,5% resta esclusa ai dipendenti che hanno deciso di dimettersi dal lavoro successivamente ai 67 anni e prima della soglia massima dei 70.
La risposta dei sindacati è dura e severa, specialmente la replica di Rita Longobardi, ovvero segretaria generale Uil Fpl, che reputa la misura “discriminatoria e ingiusta” nei confronti di chi ha prestato pubblico servizio al Paese con grinta, sacrifici e passione.