È finito davanti alla Corte Costituzionale il braccio di ferro tra Stefano Esposito, ex senatore, e Livio Pepino, magistrato in pensione. Il Tribunale di Torino, sconfessando il Senato, ha mandato alla Consulta tutti gli atti del processo in cui Esposito è accusato di diffamazione per le dichiarazioni che aveva rilasciato il 13 gennaio 2014 a “La Zanzara”. Era lo stesso giorno in cui uscendo di casa trovò tre bottiglie molotov integre, ma potenzialmente pericolose, sul pianerottolo di casa. Parlando dei possibili mandanti, disse che ci sono tanti libri contro la Tav Torino-Lione che giustificano azioni violente. «Per esempio, Livio Pepino, ex capo di Magistratura democratica, che invece di prendere le distanze attacca Caselli che reprime questi fenomeni». Livio Pepino depositò in procura una querela per diffamazione e il politico del Pd fu rinviato a giudizio.
Questi chiese al Senato di garantirgli l’immunità parlamentare di fronte al giudice ordinario e la Giunta gliela riconobbe, ma il giudice della sesta sezione penale di Torino ha accolto la richiesta del difensore di Livio Pepino, inviando tutti gli atti alla Corte Costituzionale per una decisione sul conflitto di attribuzione, per una eventuale riapertura del processo contro Stefano Esposito.
PEPINO VS ESPOSITO, IL VERDETTO DELLA CONSULTA
La Corte Costituzionale nel luglio 2020 dichiarò «l’ammissibilità del presente conflitto» con ordinanza n. 148/2020 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Se il Senato si è regolarmente costituto in giudizio, con atto depositato nella cancelleria della Consulta il 15 settembre 2020, ritenendo il ricorso inammissibile e, in subordine, infondato, il Tribunale di Torino invece ha presentato, il 29 dicembre 2020, istanza di rimessione in termini, depositata nella cancelleria di questa Corte il 30 dicembre 2020, quindi quattro mesi dopo l’ultima notificazione, adducendo giustificazioni legate alla necessità di riorganizzare l’ufficio a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. La Corte Costituzionale allora si è espressa il 10 febbraio scorso con ordinanza 27/2021 che è stata depositata oggi e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, dichiarando «improcedibile il ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promosso dal Tribunale ordinario di Torino nei confronti del Senato della Repubblica, indicato in epigrafe». Nell’ordinanza la Consulta precisa che l’istanza va rigettata «non potendosi procedere allo svolgimento della fase di merito del giudizio sul conflitto di attribuzione» e si evidenzia che «simili inconvenienti riorganizzativi non integrano gli estremi di un grave impedimento oggettivo al rispetto dei termini processuali».