Oltre ad aver buttato vaccini anti Covid per 4 miliardi, l’Europa fa i conti anche con lo spreco relativo ai farmaci antivirali. Dopo i maxi acquisti in piena pandemia, i sistemi sanitari europei sono costretti a buttare milioni di dosi. Il conto è salatissimo: ci sono anche 2 miliardi per le pillole. L’ultimo aggiornamento riguarda il farmaco Paxlovid, antivirale prodotto da Pfizer per i pazienti positivi al Covid. Dopo averne acquisto grandi quantità, ora i Paesi europei iniziano a buttarne in altrettanti grandi quantità. Ad aggravare questo spreco gli ostacoli al suo utilizzo. Infatti, a differenza degli Stati Uniti, in Europa ne ha trovato più di uno, quindi l’impiego è stato limitato rispetto alle disponibilità.
Ci sono state anche preoccupazioni per l’interazione di Paxlovid con altri farmaci comuni, il che limita la frequenza con cui può essere prescritto. Gli stretti controlli, più rigidi di quelli americani, hanno lasciato milioni di dosi inutilizzate prima della data di scadenza per un costo di 1,1 miliardi buttati stando ai dati raccolti dalla società specializzata Airfinity. Entro fine 2023 ne scadranno un totale di 3,1 milioni di dosi, facendo lievitare i costi per i servizi sanitari a circa 2 miliardi di euro. Peraltro, non sono compresi in questo calcolo i contratti per gli acquisti a livello europeo invece che di singolo Paese. L’Italia è un esempio lampante della corsa a ostacoli per Paxlovid, assunto fino a luglio scorso solo da 130mila persone.
ANCHE ITALIA TRA PAESI CHE HA SOTTOUTILIZZATO PAXLOVID
I dati del gruppo di analisi Airfinity mostrano che in Europa nazioni come Regno Unito, Francia, Spagna e Italia avrebbero potuto rendere il farmaco Paxlovid più accessibile senza esaurire le scorte. Marco Gallotta, analista di Airfinity, ritiene che alcuni Paesi potrebbero aver acquistato in eccesso Paxlovid quando è diventato disponibile alla fine del 2021, proprio quando la variante Omicron ha aumentato i casi globali. «I governi erano ansiosi di acquistare l’antivirale altamente efficace e hanno avuto la difficile sfida di stimare la domanda con così tante incognite», dichiara al Financial Times. Ma il calo dei casi e la forte riduzione dei test hanno colpito l’uso dei farmaci antivirali, che devono essere assunti subito dopo l’inizio dei sintomi. «Questo significa che i Paesi non sono stati in grado di somministrare tutte le scorte prima della loro scadenza, nonostante l’estensione della durata di conservazione», aggiunge Gallotta.
«La scadenza e la distruzione delle dosi possono essere una conseguenza inevitabile di una pandemia, un risultato naturale del fatto che i produttori e i governi mirano collettivamente ad affrontare la crisi della salute pubblica in tempi rapidi con l’obiettivo generale di proteggere le loro popolazioni», spiega invece Pfizer. Il Paese del continente europeo con il maggior tasso di scadenza è il Regno Unito, dove si stima che all’inizio di dicembre fossero scadute 1 milione di dosi per un valore di 639 milioni di euro, secondo i dati. Altre 550.000 dosi dovrebbero scadere a febbraio e altre 650.000 entro la fine di giugno. Più di 200.000 dosi di Paxlovid sono scadute prima di poter essere utilizzate in Spagna e circa 100.000 sono scadute in Francia e in Italia.