Anche se la maggior parte del piano per contrastare la legge statunitense sui sussidi verdi era stato presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, c’era comunque grande attesa per alcuni dettagli relativi al funzionamento dei “sussidi corrispondenti“. Le nuove regole sono pensate per fare in modo che gli Stati membri siano in grado di incentivare le industrie a restare in Europa a fronte di ingenti sussidi esteri «in settori strategici per la transizione verso un’economia a zero emissioni», si legge nel documento trapelato e visionato da Euractiv, etichettato come “sensibile”. Peraltro, i particolari sono emersi pochi giorni prima la riunione informare dei ministri della competitività che si terrà martedì, durante la quale verranno affrontate le norme sugli aiuti di Stato. Inoltre, intende «specificare i criteri per la valutazione della compatibilità con il mercato interno delle misure di aiuto di Stato».
Dunque, trova conferma l’intenzione della Commissione Ue di consentire l’erogazione di «sovvenzioni corrispondenti», in base alle quali l’Unione europea può corrispondere ad un’offerta di sovvenzioni che un’impresa riceve da un Paese extraeuropeo al fine di evitare che l’azienda si trasferisca all’estero. La proposta riguarda i settori che si occupano della produzione di «batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CCUS), nonché alle relative materie prime critiche» e segna un punto di rottura rispetto alla precedente posizione di «neutralità tecnologica» della Commissione. Ma per poter beneficiare di questo sostegno, gli Stati membri devono dimostrare che, in assenza dello stesso, c’è il rischio che tali siti produttivi lascino l’Europa o vengano costruiti altrove.
PIANO SUSSIDI VERDI, NIENTE GO ALONE GERMANIA
«Prima di concedere l’aiuto, l’autorità concedente deve verificare i rischi concreti di dirottamento dell’investimento produttivo al di fuori del SEE (Spazio Economico Europeo, ndr) e che non vi sia alcun rischio di delocalizzazione all’interno del SEE», è scritto nel documento. Salvo circostanze eccezionali, il sostegno non dovrebbe superare i 100 milioni di euro per le aree più ricche e i 300 milioni di euro per quelle più povere, definite «aree assistite designate nella carta degli aiuti regionali applicabile». D’altra parte, la Commissione può concedere un sostegno più alto, a seconda dei casi, per progetti nelle zone più povere, come quelle con Pil inferiore al 75% della media europea, o per quelli distribuiti in diversi Paesi dell’Ue. Ciò sarebbe subordinato alla condizione che l’impresa dimostri che riceverebbe lo stesso ammontare di aiuti al di fuori dell’Ue, ad esempio nell’ambito dell’IRA statunitense. In questi casi, la Commissione potrebbe approvare «un aumento dell’importo dell’aiuto, al massimo fino all’importo della sovvenzione disponibile per un investimento equivalente in una giurisdizione di un Paese terzo». Questa “corrispondenza” delle sovvenzioni estere è stata una delle richieste principali di Francia e Germania. Ma poiché la Germania non ha regioni che rientrano nella categoria più povera, potrebbe abbinare i sussidi superiori a 100 milioni di euro solo con altri Paesi dell’Ue. Il timore è che questa opzione potrebbe aprire la porta all’accaparramento di profitti da parte delle aziende, mettendo i Paesi l’uno contro l’altro in una gara globale per accaparrarsi i sussidi più alti disponibili. Ma lo scopo della Vestager è evitarlo, stabilendo che gli aiuti di Stato non devono superare il minimo indispensabile per rendere il sito di produzione «sufficientemente redditizio», aggiungendo che tale redditività può essere misurata utilizzando «metodi che sono prassi standard nel settore in questione».
FINO A 2 MILIONI PER IMPRESA E STATO MEMBRO
In base alle nuove regole, possono essere concessi aiuti fino a 2 milioni di euro per impresa e per Stato membro, a condizione che l’aiuto finanziario arrivi entro il 31 dicembre 2023. Gli aiuti possono assumere la forma di sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali e pagamenti. Oltre a queste misure, possono essere concessi ulteriori aiuti alle aziende gravemente danneggiate dall’esplosione dei prezzi dell’energia e ai progetti che intendono promuovere gli sforzi dell’UE verso la neutralità delle emissioni di carbonio. Per sostenere le aziende contro i prezzi elevati dell’energia, l’aiuto va concesso «sulla base del loro consumo energetico attuale o storico». Per quanto riguarda gli investimenti dedicati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, il quadro normativo distingue tra tecnologie mature, come l’energia solare, eolica e idroelettrica, e tecnologie meno mature. Per le prime, importo e natura dell’aiuto vanno determinati con una procedura di gara. Per le tecnologie meno mature, invece, l’importo può essere fissato dagli Stati membri, alla luce del costo di ogni progetto presentato, ma non può superare il 45% dei costi totali di investimento. Di conseguenza, le tecnologie più sperimentali o in fase di avvio possono beneficiare di fondi più facilmente accessibili da parte delle rispettive amministrazioni. Aiuti supplementari di questo tipo possono essere concessi a progetti che mirano alla decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica e agli sforzi delle aziende per ridurre completamente il consumo di elettricità.