Piero Marrazzo e la storia dello scandalo della prostituta trans: dal video al ricatto, poi le dimissioni e la gogna mediatica. Cos'è successo nel 2009

LA STORIA DELLO SCANDALO PIERO MARRAZZO

Piero Marrazzo torna a parlare della sua complessa storia personale e politica, che ha raccontato anche in un libro che presenterà a Verissimo. Nel 2009 fu travolto da uno scandalo per il quale fu costretto a dimettersi dalla carica di governatore della Lazio. Venne trovato in un’abitazione dello stesso palazzo del sequestro Moro, in via Gradoli a Roma, in compagnia di una prostituta transessuale.



Quattro carabinieri fecero irruzione, uno di loro registrò la scena con un telefonino, soffermandosi su un uomo che era in mutande e sul tavolino su cui c’era della droga. L’uomo in mutande era Marrazzo, un suo documento era proprio vicino alla cocaina. La scena sembrava preparata nei minimi dettagli affinché non vi fossero dubbi sull’identificazione del politico così da poterlo ricattare.



IL RICATTO DEI MILITARI E LE DIMISSIONI

I quattro militari dell’Arma lo minacciarono di diffondere il filmato se non li avesse pagati, ma lo scandalo Marrazzo esplose, perché la notizia iniziò a circolare, visto che i carabinieri avevano provato anche a vendere il video alle emittenti televisive.

Infatti, lo stesso Marrazzo ha poi rivelato di essere stato contattato da Silvio Berlusconi che lo aveva messo al corrente della situazione. Inizialmente l’allora presidente della Regione Lazio smentì tutto, poi però lo scandalo esplose e travolse non solo la sua carriera politica, ma anche la vita privata.



Lui decise di dimettersi, la giustizia ha fatto poi il suo corso e ha condannato tre dei quattro carabinieri coinvolti per diversi reati, dalla concussione alla rapina, fino alla ricettazione. La posizione del quarto venne, invece, prescritta. Successivamente emerse che il pusher era informatore di uno dei quattro carabinieri.

PIERO MARRAZZO: LA GOGNA MEDIATICA E LA CONDANNA MORALE

Inizialmente si ipotizzarono accuse contro Marrazzo di corruzione, cessione di droga, uso improprio di scorta e auto di servizio, ma non aveva commesso alcun reato, infatti è sempre stato sentito in tribunale come parte offesa. La condanna, invece, è stata morale, perché le prostitute frequentate erano transessuali.

Col tempo, l’ex politico ha compreso e ammesso gli errori commessi nella gestione della vicenda, in primis quello di non aver denunciato il ricatto di cui era vittima. Inoltre, lasciò la moglie da sola di fronte allo “tsunami mediatico“. D’altra parte, lo scandalo che lo travolse è un caso di come la sessualità venga usata per far fuori un politico, visto che non era mai stato coinvolto in inchieste giudiziarie.