Molti articoli della Costituzione sembrano disattivati. Ad esempio il 101. Consulta, procure e Cassazione sembrano trasgredirlo. Con un obiettivo politico
Caro direttore,
mi chiedo se tutti gli articoli della nostra Costituzione siano ancora vigenti oppure se alcuni di essi, ad iniziare dall’articolo 29 che definisce la famiglia una “società naturale fondata sul matrimonio”, non stiano per essere di fatto abrogati. Ma sull’articolo 29, eventualmente, ti scriverò un’altra lettera.
In questa sede mi riferisco ad altri due articoli. L’articolo 1, quando proclama che “la sovranità appartiene al popolo”; e l’articolo 101, il quale stabilisce che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”.
Per quanto riguarda l’articolo 1, mi pare che vi sia una certa tendenza ad assumere decisioni e direttive che prendono come punto di riferimento non il “popolo”, ma altri parametri, che spesso non ne aiutano il bene comune.
Penso, ad esempio, a come, sempre più frequentemente, tanti responsabili politici si riferiscano alla “scienza”, come se questa fosse un dato indiscutibile e oggettivo che può obbligare a decidere anche senza tenere conto, appunto, della sovranità popolare. Anzi, la scienza sarebbe l’unico criterio da seguire anche contro il sentire del popolo.
L’esperienza ci dice che la scienza è raramente un dato indiscutibile accettato da tutti gli “scienziati”, i quali, a dire il vero, sono molto abituati a litigare tra loro, esattamente come i politici. Ed allora, perché la scienza sarebbe oggettiva e la politica no? Perché pochi scienziati dovrebbero governare un intero popolo? Siamo una democrazia o un’oligarchia?
Ma c’è un altro fattore che sembra sovrastare, come criterio di approccio alla realtà, la sovranità popolare ed è il cosiddetto “mercato”, anch’esso governato da pochi (molto ricchi), che impongono politiche nazionali e internazionali, fanno cadere governi, sono proprietari di giornali, con i quali influenzano la cosiddetta pubblica opinione con le loro false verità. Anche qui, democrazia o oligarchia?
Da qualche decennio, poi, si è introdotto un altro elemento di disturbo per una vera democrazia ed è la “tecnologia”, che sembra rendere “fatali” e ineluttabili certe decisioni politiche.
Ma non è finita ed è per questo che ho posto la domanda anche sull’articolo 101, cioè sulla magistratura. Cosa c’entra la magistratura con la preoccupazione che ho appena manifestato? Eccome se c’entra. La magistratura, infatti, “costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni potere” (articolo 104) e ciò è indiscutibile, ci mancherebbe altro; ma l’articolo 101 dice anche che i giudici sono soggetti alla legge, che devono applicare e rispettare, perché espressione di un altro potere autonomo, che è quello legislativo.
Mi pare, invece, che da un po’ di tempo a questa parte (direi dal 1992), la magistratura tenga sempre meno conto del limite che la Costituzione le pone (soggezione alla legge) e, al di là di ogni intenzione, di fatto stia travalicando i propri limiti, invadendo in modo più o meno dichiarato il campo riservato al Parlamento.
E mi sembra abbastanza clamoroso ciò che stia avvenendo sul tema del “suicidio assistito” (di solito si usa il termine più gentile di “fine vita”). In questo caso, l’organo supremo della magistratura, che è la Corte Costituzionale, non si è limitata a dichiarare l’incostituzionalità di un articolo del codice penale, ma ha anche indicato i criteri con i quali il Parlamento dovrebbe legiferare, cosa che ha più volte sollecitato a fare, dimenticando che fra i poteri del Parlamento vi è anche quello di non legiferare.
E più o meno la stessa cosa è accaduta più recentemente con una sentenza in tema di eutanasia, nella quale, pur non pronunciandosi sul merito, la Corte ha di fatto indicato i contenuti che una eventuale legge votata dal Parlamento dovrebbe avere, in particolare riguardo alla funzione del Servizio sanitario nazionale.
In tutti queste decisioni mi pare evidente l’invasione di campo operato. Invasione a cui, a mio parere, il Parlamento non dovrebbe cedere, se non altro perché anche la magistratura ordinaria sembra andare, almeno in alcuni casi, in questa direzione.
Per esempio, la Corte di Cassazione, con alcuni suoi uffici interni, ha pubblicamente e preventivamente criticato alcune leggi recentemente approvate dall’attuale governo: come potrà essere giudice oggettivo qualora dovesse affrontare casi riferiti a tali leggi?
E ancora, alcuni procedimenti penali avviati dalla Procura di Milano in questo ultimi mesi sembrano intervenire impropriamente anche nel merito dell’organizzazione e delle scelte legittime degli enti e delle persone sotto inchiesta, andando al di là dei propri limiti, che sono quelli di perseguire i reati e non altro. Per questo “altro” è competente solo la sovranità del popolo, che si esprime con il voto.
Mi sembra, cioè, che anche la magistratura finisca con il contribuire, insieme ai fattori prima indicati, a sostituirsi alla sovranità popolare, espressa dal Parlamento e dai consigli regionali e comunali.
In questo senso non mi pare superfluo, se è vero quanto qui succintamente segnalato, chiederci se stiamo andando verso una forma mascherata di oligarchia, che nella storia è stato il sogno di tutte le forme di illuminismo. Noi siamo una “democrazia”, non un’oligarchia. Una democrazia governata dalla volontà popolare espressa nel Parlamento.
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