Ci sono due importanti dossier finanziari che incrociano l'Italia sulla scrivania del nuovo Cancelliere tedesco

Quando e come Friederich Merz entrerà nella Cancelleria di Berlino, troverà sul tavolo due dossier finanziari italiani/europei di primo livello: la “quasi-Opa” di UniCredit su Commerzbank e la possibile Opa – già oggi al centro di rumor più insistenti – di Mfe-Mediaset su ProSiebenSat. 1. Entrambe le situazioni presentano fin d’ora importanti versanti politici nella prospettiva dei rapporti fra l’Italia governata dal destra-centro e la nuova Germania di una probabile coalizione Cdu-Csu/Spd.



UniCredit aveva acquisito lo scorso settembre il 9% della banca tedesca dallo Stato, che nel 2009 aveva salvato Commerz dal crack post-Lehman. Il pacchetto era stato privatizzato presso il gruppo di Andrea Orcel direttamente dal ministro “rosso-verde” delle Finanze Christian Lindner: il leader liberaldemocratico che domenica è stato spazzato via dal nuovo Bundestag con il suo intero Fdp. UniCredit aveva annunciato l’operazione e l’incremento progressivo della quota fino al 21% con finalità strategiche di aggregazione amichevole di Commerz, ma era stato bloccato da un personale intervento a gamba tesa del Cancelliere Olaf Scholz: incurante delle regole concorrenziali dell’Ue e anche del fatto che UniCredit sia da vent’anni con Hvb anche un importante soggetto bancario tedesco.



Sarà ora Merz a dover decidere: un no definitivo a UniCredit sarebbe significativo di una netta svolta sovranista (in quanto tale anti-europea e di sapore trumpiano) da parte del più importante Stato-membro dell’Ue. Nel frattempo il dossier UniCredit-Commerz si è arricchito di un altro “file” non da poco. La banca italiana – di cui il colosso assicurativo tedesco Allianz è storico azionista stabile – ha acquisito una partecipazione rilevante in Generali, euro-concorrente storica di Allianz e oggetto finale dell’offerta ostile di Mps su Mediobanca, su spinta dei gruppi finanziari italiani Caltagirone e Delfin.



Quarantott’ore prima del voto in Germania, la stampa italiana, tedesca e finanziaria internazionale ha riacceso le voci di Opa da parte di Mfe – la holding televisiva del gruppo Fininvest, basata in Olanda – su ProSiebenSat. 1, polo tv bavarese/austriaco di cui il Biscione è azionista alla soglia del 30%. Negli ultimi mesi è stato Piersilvio Berlusconi, erede del Cavaliere alla guida di Mfe-Mediaset, a ventilare apertamente il 2025 come un anno decisivo per la partecipazione in ProSiebenSat. 1, che finora ha resistito a ogni tentativo di integrazione, nonostante il progressivo peggioramento dei conti. Se e quando l’offerta dovesse veramente partire si profila fin d’ora come un test di assoluto impegno politico-finanziario a livello europeo.

Sarebbe in verifica concreta e immediata il possibile aggiustamento sovranista da parte dell’Azienda-Germania: sempre alla frontiera con l’Italia di Giorgia Meloni e su un terreno – quello dei media – non meno cruciale di quello bancario. Ma soprattutto: il controllo finanziario di Mfe coincide con quello politico di Forza Italia, uno dei tre partiti dell’attuale maggioranza a Roma. E quel partito è il riferimento italiano del Ppe: imperniato in Germania sulla Cdu vincente di Merz e a Bruxelles sulla Presidente della Commissione Ue, la tedesca Ursula von der Leyen. Il conflitto d’interesse innervato da 35 anni nella democrazia italiana finirebbe stavolta bollente nelle mani di Berlino e dell’Antitrust Ue. Con scenari non facilmente prevedibili.

Se Germania e Commissione Ue avallassero un’ipotetica aggregazione di ProSiebenSat. 1 in Mfe darebbero legittimità europea al conflitto d’interesse televisivo perennemente ritorto in Italia contro il centrodestra berlusconiano (e ritorto dalla stessa Ue contro tutti i Governi italiani, indistintamente arroccati attorno alla legge Mammì/Gentiloni/Gasparri). Se invece Berlusconi Jr venisse fermato – come Orcel – non è da escludere in partenza una polemica contro la Germania e l’Ue a guida Cdu/Ppe che si opporrebbero all’alleato italiano Mfe/Fi – in quanto supporter di Giorgia Meloni – in un contesto di acque confuse fra politica e mercati.

Sembra invece più difficile che una situazione simile possa provocare una crisi di maggioranza in Italia: che in via teorica potrebbe vedere Fi “ribaltarsi” fuori dal perimetro dell’attuale destra-centro, se questa fosse la condizione sollecitata dalla Germania “democristian-socialista” e dalla tecnocrazia Ue per dare via libera a Mfe su ProSiebenSat. 1.

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