MANOVRA FINANZIARIA/ Parte l’iter parlamentare. Tremonti: ok definitivo in una settimana
Oggi, in particolare, il primo passaggio consisterà nella prime audizioni presso la Commissione bilancio del Senato. Martedì, invece, scade il termine per la presentazione degli emendamenti

Oggi parte l’iter parlamentare della manovra finanziaria, che si compirà con le votazioni in Aula e in Senato. Oggi, in particolare, il primo passaggio consisterà nella prime audizioni presso la Commissione bilancio del Senato. Martedì, invece, scade il termine per la presentazione degli emendamenti, mentre mercoledì si vota. La manovra dovrebbe essere approvata entro un mese ma, secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, non è escluso, anzi, è l’obiettivo, che si riesca ad arrivare all’ok definitivo entro una settimana. In un retroscena del vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, il ministro, spiegando che anticipare, come chiedono in molti, le misure previste per il prossimo triennio sarebbe un suicidio, afferma: «ai mercati daremo un segnale forte. E sa qual è? Il fatto che la manovra è blindata e sarà approvata dal Parlamento in una settimana. Una cosa che nella storia d’ Italia non è mai accaduta».
Il titolare di Via XX settembre, riferendosi al capitombolo di Piazza Affari di venerdì scorso in seguito ad un attacco politico alla sua persona, avrebbe aggiunto: «si è toccato con mano qual è il “costo politico” di Giulio Tremonti: dimissionatemi pure e vedrete cosa succede ai titoli di Stato». Tornando alla manovra, tra i contenuti che potranno subire delle modifiche, il blocco della rivalutazione delle pensioni. Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, oggi, infatti, ha fatto presente che «Tremonti e Sacconi si sono detti già disponibili a valutare la norma sulla rivalutazione, che in ogni caso incide per pochi euro».
Le cause pendenti riguardanti le liti previdenziali inferiori ai 500 euro, poi, pare che saranno estinte e che sarà data ragione, in maniera automatica, al ricorrente. Potrebbe essere introdotta infine, una tassa sui divorzi e le separazioni compresa tra i 37 e gli 85 euro. Domani saranno ascoltate la parti sociali. A partire da Confindustria (il cui vicepresidente Bombassei ha lamentato i ridottissimi tagli alla politica), seguiranno Rete Imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Sinpa e, infine, l’Abi.
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