Lo stipendio dei deputati subisce il tanto atteso taglio: sarà di 1300 euro lordi al mese, che significano 700 euro netti in meno. La decisione è definitiva e a effetto immediato. Lo ha comunicato il vicepresidente dell’Ufficio di presidenza Rocco Buttiglione “Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato”. Dopo mesi di polemiche sui privilegi della casta e dopo il rapporto della Commissione Giovannini che aveva fatto capire pur senza poter concludere il proprio incarico che i parlamentari italiani risultavano tra quelli pagati meglio d’Europa ecco il tanto invocato taglio agli stipendi. Basterà a placare le ire di quanti da mesi contestano gli stipendi dei politici? Va poi da dire che a questo taglio se ne aggiunge un secondo di un altro 10% e che subiranno i deputati che svolgono un doppio ruolo, ad esempio quello di presidente di commissione. Taglio anche sul rimborso spese che i deputati ricevono per pagare i collaboratori: adesso è del 100%, diventerà la metà, il 50%. Dovrà poi essere documentato in ogni sua voce (fino a oggi il deputato non doveva comunicare come venivano spesi quei soldi e di fatto poteva anche tenerseli per sé) tramite assunzione del collaboratore o documentazione delle spese sostenute. Per quanto riguarda i vitalizi, ma questo già si sapeva, si passa al sistema contributivo, regola che vale adesso anche per i dipendenti della Camera. Intanto il capo del governo ha fatto avere a Camera e Semato lo schema di provvedimento sullo stipendio massimo dei dipendenti pubblici. Lo stipendio dei manager non potrà essere superiore a quello del primo presidente della Corte di cassazione, cioè un totale di circa 305mila euro. La cifra risparmiata, dice il provvedimento, sarà versata al fondo di ammortamento dei titoli di Stato. Il governo fa sapere che tale decisione rientra in quanto l’esecutivo ha deciso di fare sin dal suo insediamento, e cioè ridurre gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi. Nel dettaglio il provvedimento presenta due punti. Nel primo si dice che il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione, circa 305mila euro, diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l’ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite.
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Nel secondo, che per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l’incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale.