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Home » Politica » IL CASO/ Ecco perché l’Ue non può costringerci a buttar via la Costituzione

  • Politica

IL CASO/ Ecco perché l’Ue non può costringerci a buttar via la Costituzione

Int. Massimo Luciani
Pubblicato 27 Giugno 2012
Bandiere_Europa_UeR439

Infophoto

Alla vigilia del summit europeo si parla di un documento che prevederebbe la possibilità per l’Europa di riscrivere le leggi finanziarie dei singoli Stati. Il commento di MASSIMO LUCIANI

Alla vigilia del summit europeo, salta fuori una bozza con firme importanti, Herman Van Rompuy, Mario Draghi, Manuel Barroso e Jean Claude Junker, che prevede addirittura la possibilità per Bruxelles, praticamente per la Comunità europea, di bocciare e perfino riscrivere le leggi finanziarie di singoli Stati europei se questi in futuro non dovessero rispettare i vincoli di Maastricht su debito e deficit. È un’ipotesi, se questa bozza è una proposta reale e non una raccomandazione, senza precedenti, che comporterebbe problemi di carattere costituzionale e di carattere internazionale nei rapporti tra gli Stati. Massimo Luciani è un esperto avvocato, ma soprattutto uno dei grandi costituzionalisti italiani. Insegna a “La Sapienza” di Roma. E di fronte a questa “bozza” fa le distinzioni necessarie: «Bisogna vedere se tutto questo è compatibile con l’articolo 81 della nostra Costituzione, che  è stato già in parte cambiato e che entrerà poi in vigore nel 2014. Ma vorrei precisare che l’approvazione del bilancio di uno Stato è quanto di più politico ci sia e la decisione spetta alla fine sempre al Parlamento. Occorre ricordare che il dominio del bilancio ha fatto nascere il parlamentarismo».


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In tutti i casi si tratta di una riforma complessa, della Costituzione dei Trattati e quindi un percorso di lungo periodo. Non si può ritenere che una simile decisione possa essere presa automaticamente, che abbia degli automatismi.

Guardi, in questo periodo l’Europa sta vivendo in una situazione paradossale. È stretta tra la necessità della centralizzazione, di una spinta urgente alla centralizzazione per decisioni di carattere economico e finanziario, ma allo stesso tempo ha bisogno di tempi lunghi per arrivare all’unità politica. È questo il grande paradosso che sta vivendo l’Europa. Mi auguro che non scattino degli automatismi, perché si calpesterebbero regole costituzionali e internazionali.


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Che passaggi occorrerebbe per arrivare addirittura a una riscrittura dei bilanci dei singoli Stati?

Un lungo processo politico, come passare dalla Confederazione americana al Federalismo attuale degli Stati Uniti. In pratica si dovrebbe non tanto modificare la nostra Costituzione, ma abbandonarla. Quindi un grande passaggio costituzionale, un passaggio decisivo. Dopo di che c’è la necessità pure di una riforma dei Trattati. Credo che sia quindi una questione da affrontare con prudenza e rispettando soprattutto i tempi giusti.

Per quale ragione si è arrivati, a suo parere, a simili ipotesi?


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Ormai è passata una concezione che gli Stati, gli Stati nazionali non sono più in grado di controllare i movimenti di capitali. Ma, a mio parere, questo non è vero. Si possono trovare degli accordi internazionali per controllare i movimenti di capitali. Tuttavia capisco che questo “suggerimento”, chiamiamolo così, perché non riesco a pensare che sia una “bozza” che faccia scattare automaticamente delle decisioni, sia sintomatico, fotografi una situazione difficile, ma in cui  sono già state prese decisioni sbagliate. Lo stesso pareggio di bilancio, che viene inserito nelle Costituzioni, non è detto che sia necessario. Secondo alcuni economisti è sbagliato e non funziona.

 

Lei che cosa prevede per questo summit europeo ?

 

Spero proprio che non si prendano decisioni frettolose, che si valutino bene i passi. Io credo, sono indotto a pensare, anche guardando i firmatari di quella cosiddetta “bozza”, che si rinnovi un impegno da parte dei governi a rispettare i parametri del Trattato di Maastricht e a coordinare meglio le politiche economico-finanziarie. Non credo che ci siano altre soluzioni affrettate che si possano prendere al momento. Spetterà ai paesi della Comunità europea risolvere, attraverso una serie di passaggi e di accordi intermedi, quel paradosso di fondo che la costringe a prendere urgenti necessità di carattere economico e a rispettare i tempi necessari dell’unità politica.

(Gianluigi Da Rold)

Ormai è passata una concezione che gli Stati, gli Stati nazionali non sono più in grado di controllare i movimenti di capitali. Ma, a mio parere, questo non è vero. Si possono trovare degli accordi internazionali per controllare i movimenti di capitali. Tuttavia capisco che questo “suggerimento”, chiamiamolo così, perché non riesco a pensare che sia una “bozza” che faccia scattare automaticamente delle decisioni, sia sintomatico, fotografi una situazione difficile, ma in cui  sono già state prese decisioni sbagliate. Lo stesso pareggio di bilancio, che viene inserito nelle Costituzioni, non è detto che sia necessario. Secondo alcuni economisti è sbagliato e non funziona.

 

Lei che cosa prevede per questo summit europeo?

 

Spero proprio che non si prendano decisioni frettolose, che si valutino bene i passi. Io credo, sono indotto a pensare, anche guardando i firmatari di quella cosiddetta “bozza”, che si rinnovi un impegno da parte dei governi a rispettare i parametri del Trattato di Maastricht e a coordinare meglio le politiche economico-finanziarie. Non credo che ci siano altre soluzioni affrettate che si possano prendere al momento. Spetterà ai paesi della Comunità europea risolvere, attraverso una serie di passaggi e di accordi intermedi, quel paradosso di fondo che la costringe a prendere urgenti necessità di carattere economico e a rispettare i tempi necessari dell’unità politica.

 

(Gianluigi Da Rold)


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