L’economia del Mezzogiorno crolla ogni giorno che passa: secondo i dati dello Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) negli ultimi cinque anni è stato perso il 45% degli investimenti; dal 2007 il tasso di crescita del Pil meridionale è negativo, l’occupazione è in continua diminuzione ed è aumentata l’emigrazione al Nord. Questa la fotografia, alquanto preoccupante, dell’economia del Sud nel 2012.
L’allarme è stato lanciato: “Il Mezzogiorno è a rischio desertificazione industriale, i consumi non crescono da cinque anni, la disoccupazione reale è oltre il 28% e una famiglia su sette guadagna meno di mille euro al mese”. Il rapporto Svimez registra dati impietosi: “lo scorso anno il Pil è calato del 3,2%”. E il mercato del lavoro? Ancora peggio: nel primo trimestre 2013, sono stati persi quasi 170mila posti di lavoro; nel 2012 il tasso di occupazione (in età 15-64) si è fermato al 43,8%.
Numeri che testimoniano il permanente squilibrio del nostro mercato del lavoro che costringe sempre più persone a lasciare la propria terra natale per salire al Nord in cerca di un’occupazione: negli ultimi 20 anno sono emigrate circa 2,7 milioni di persone, 114mila nel solo 2011.
L’unico segnale incoraggiante che flebilmente si fa spazio in questo deserto, è il ruolo del Meridione nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili: nel settore fotovoltaico, il 29% degli impianti (circa 140mila) si trova al Sud, a fronte di una produzione pari al 38% del totale nazionale.
Innanzi a un quadro così inquietante sulle condizioni economiche e sociali, è lo stesso Presidente della Repubblica a scendere in campo, invocando il varo di un piano nazionale per un nuovo sviluppo del Sud. Questo la nota del Colle: “emerge con chiarezza come le conseguenze negativa della crisi economica in atto si ritrovino amplificate nel contesto delle regioni meridionali, con il diffondersi di gravi situazioni di disagio, in particolare sul fronte dell’occupazione”. E lancia l’ appello: “È necessaria una riqualificazione a partire dalle stesse istituzioni, che permetta di superare diffuse inefficienze e di assicurare la realizzazione di politiche nazionali ed europee dirette alla crescita dell’economia e dell’occupazione”. Conclude: “La via da perseguire per ridare speranza alle giovani generazioni meridionali deve perciò essere quella dell’avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale che trovi una solida base nelle grandi energie e capacità umane presenti nel meridione”.