Berlusconi prende tempo e rinvia alla giornata di oggi una risposta all’”ultimatum” di Renzi, che aveva detto di aspettarsi una risposta sull’Italicum entro ieri sera. Ieri si è riunito il vertice di maggioranza, con un duplice obiettivo: da un lato mandare un segnale al Cavaliere, dall’altra capire se concedendo le preferenze al partito di Alfano sarebbe possibile ottenere il sostegno di Ncd. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia ed ex ministro per l’Attuazione del programma.
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E’ vero che Renzi si prepara a dare l’ultimatum a Renzi?
E’ una questione che non mi appassiona, e del resto non si costruisce nulla con gli ultimatum. Se Renzi cerca un colpevole a cui addossare la responsabilità delle elezioni che lui sta cercando forsennatamente, allora Berlusconi non cadrà nella trappola.
Renzi vuole le elezioni anticipate?
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Sì. Io lo percepisco con il mio infallibile naso democristiano, che è uguale al suo. Qui siamo alle evidenze, non c’è nulla da interpretare. Renzi sa benissimo di avere dato un bidone al suo partito, perché le sue promesse elettorali sono impossibili da mantenere. Il premier cerca di sostituire all’esigente platea degli attuali deputati la nuova cordata di un Parlamento tutto renziano. Come si dice a Napoli: “Chiamalo fesso…”.
E’ vero che Forza Italia è spaccata tra chi vuole negoziare con Renzi e chi vuole rompere?
Forza Italia discute. Questa è un po’ una novità, perché generalmente era un treno, correva, trascinava tutti nella corsa. Oggi siamo tutti più “vecchietti”. I ragazzi di ieri che si appassionavano al mito di questo imprenditore che dedicava i suoi anni migliori all’Italia oggi sono maturi cinquantenni, se non sessantenni. E quindi prendiamo tutti vizi che in giovinezza non ci appartenevano. Si organizzano correnti, si tengono dialettiche, si fanno governi ombra, ma siamo gente alla buona, per cui tutte queste cose non faranno che rafforzare il presidente Berlusconi in un momento difficile.
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Quale prezzo vale la pena pagare per negoziare con Renzi?
Noi non vogliamo negoziare con Renzi, bensì aiutarlo a fare le riforme, ma a condizione che non ne cambi una alla settimana. Se al Nazareno firma una legge che prevede il premio alla coalizione, e poi torna con un testo bipartitico, si capisce che questo è un elemento nuovo a cui non diciamo pregiudizialmente no. Ma evidentemente richiede una riflessione, tanto è vero che oggi si riunisce il nostro ufficio di presidenza.
Lei vuole prima la legge elettorale o prima la riforma del Senato?
Le due cose vanno fatte assieme. Non c’è una cronologia, bensì una volontà di portare a conclusione tutto il processo riformatore che è stato coraggiosamente concordato per la prima volta dalle due forze politiche che hanno governato questo Paese, Forza Italia e il Pd.
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Forza Italia si spaccherà?
No, non si spaccherà perché farebbe la fine della Democrazia Cristiana. E siccome Forza Italia è piena di democristiani, non penso che ci sia una vocazione al suicidio per la seconda volta.
Lei che cosa chiede a Berlusconi?
Io a Berlusconi non chiedo nulla, perché ho ricevuto così tanto come passione politica e con l’onore di servire il Paese da ministro che non ho più nulla da chiedere, e forse in questa fase nemmeno da consigliare.
(Pietro Vernizzi)