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Home » Politica » Matteo Renzi, esordio al Senato/ Il saluto con Bossi: “ora starò zitto, chiedete a Martina non a me”

  • Politica

Matteo Renzi, esordio al Senato/ Il saluto con Bossi: “ora starò zitto, chiedete a Martina non a me”

Niccolò Magnani
Pubblicato 23 Marzo 2018
matteo_renzi_zoom1_lapresse_2017

Matteo Renzi (LaPresse)

Matteo Renzi, debuttante all'esordio al Senato: "ora sto zitto per 2 anni, che volete da me?". Tra selfie e battute, l'ex segretario Pd "trama" con Berlusconi e saluta Umberto Bossi

Un gesto “strano” che potrebbe avere un significato profondo, anche se assai recondito e sicuramente di difficile dimostrazione: prima della votazione al Senato Matteo Renzi è stato avvicinato da un insolito “collega” con il quale ha condiviso poche battaglie per evidenti differenze d’età e storia. Si tratta di Umberto Bossi che ha attraversato quasi tutta l’aula di Palazzo Madama per andare semplicemente a salutare affettuosamente il giovane ex segretario: a quel punto Renzi, dopo aver scambiato alcune battute con l’anziano fondatore della Lega (e in rotta con Salvini da tempo, ndr) lo ha presentato a tutti i membri Pd vicini al loro ex premier. Se pensiamo che poi in serata lo stesso Bossi ha partecipato, lui che è ancora formalmente della Lega, alla riunione d’emergenza di Forza Italia si possono fare dei ragionamenti particolari: nel giorno in cui Salvini con il suo strappo (ha fatto votare Bernini e non Romani, come spieghiamo qui nel rischio rottura del Centrodestra) mette a rischio la coalizione, Bossi ha abbracciato e forse “identificato” chi è l’unico vero erede del suo vecchi amico Silvio Berlusconi. Fantapolitica? Probabilmente, intanto quando oggi Renzi ha detto da guascone “su Romani? Non so nulla…”, nel giro di poco tempo si è ribaltato tutto e gli scenari tornano ad essere alquanto imprevedibili. Dunque anche escludere del tutto a priori un possibile avvicinamento tra Renzi, Berlusconi e Bossi (e ci mettiamo anche Bobo Maroni) al momento non ce la sentiamo di farlo..


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“PRONTO PER LA COMMISSIONE DIFESA O ANCHE CULTURA”

Ma nel futuro immediato al Senato, cosa farà Matteo Renzi? Oltre alle possibili “correnti” interne al Pd per riprogrammare un prossimo eventuale (non immediato) nuovo posto di comando nella politica italiana – una sorta di palestra per poter riflettere bene sugli errori fatti e una riprogrammazione per il futuro – si starebbe preparando per l’ex premier e l’ex segretario un ruolo nelle varie commissioni di Palazzo Madama. «Voglio capire come funziona qui. Forse farò parte della commissione Difesa, o magari la Cultura», spiega lo stesso Renzi davanti ai cronisti che assediano i corridoi del Senato per poter trarre qualche novità sulle prossime mosse del Partito Democratico. «Dovete imparare a ignorarmi. C’è Martina, parla lui», continua a ripetere il giovane ex sindaco di Firenze. Poi si lascia andare a qualche battuta a sfondo sportivo: «ho riunito la corrente, che è minoritaria, dei sindaci, tutti quelli che hanno fatto il sindaco. Siamo una decina. Certo, è tutto un altro lavoro da sindaco e da premier, non ti fermi un attimo. Qui immagino che sarà diverso, si lavora meno…», scherza il debuttante al suo primo giorno di “scuola”, anzi, di Senato. 


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“ORA STO ZITTO PER DUE ANNI…”

Matteo Renzi ha fatto il suo esordio oggi al Senato in una situazione a lui molto familiare: uno stallo negli ultimi mesi nel suo Pd e ora stallo anche a Palazzo Madama in vista della seconda votazione in programma alle ore 17.30. Se per il primo qualche colpa il simpatico ex sindaco di Firenze ce l’ha, sul secondo non può nulla di fronte all’accordo saltato tra M5s e Centrodestra per l’elezione di un nome condiviso al timone dopo Pietro Grasso. «Io sono un debuttante: e un debuttante che fa?», sorride davanti ai cronisti che ovviamente non possono trattarlo come un “senatore” come tutti gli altri. Renzi però glissa eventuali lunghe interviste, anche perché non avendo più la guida né del Paese né del Partito Democratico, le sue sono solo opinioni che in questo momento avrebbero il rischio di “orientare” alcuni membri dem ancora molto legati a lui. «Ora sto zitto per due anni», spiega ai cronisti mentre offre il caffè a dieci suoi “nuovi” colleghi: durante la votazione sotto la guida di Napolitano – che non ha lesinato durissime critiche proprio alla sua gestione tanto di Palazzo Chigi quanto della campagna elettorale in casa dem – Renzi si trovava in mezzo a Teresa Bellanova e Francesco Bonifazi, vicino anche al fidato Andrea Marcucci (probabile nuovo capogruppo al Senato).


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“SU ROMANI? NON SO NULLA..”

Tra selfie e strette di mano, il debuttante meno matricola di tutte ha poi provato a dare la sua “indicazione” sibillina sulla nomina di Paolo Romani saltata di netto tra M5s e Centrodestra: «ah, c’è lo stallo su Romani? Non so nulla…» e sorride sornione. Come annota poco fa il direttore del Foglio Claudio Cerasa – molto vicino agli ambienti renziani – «cambio di fase. Forza Italia inizia a muoversi per cercare al Senato sponde nel Pd». Che sia proprio un possibile nuovo accordo di sottobanco tra Renzi e Berlusconi a risollevare le sorti dello stallo a Palazzo Madama e dare un messaggio forte al Movimento 5 Stelle del tipo “se non venite ai tavoli non avrete scampo”? Questo è ovviamente tutto da vedere ancora, ma ciò che è certo è che qualcosa sta “tramando” all’interno degli uffici del Senato dove si prepara la “corrente” renziana interna al Pd che d’ora in poi passerà di mano (ancora non si sa verso chi, ndr). Come riporta Angela Mauro sull’Huffington Post, «Renzi si incammina verso gli uffici del Pd, quelli che per metà sono stati conquistati dai 5 Stelle in questa nuova legislatura. “Ma i giornalisti possono stare anche qui?”, guarda il gruppo della stampa incredulo». Poi con Richetti, Bonifazi, Marcucci e qualcun altro si è chiuso nella stanza accanto al busto di Don Sturzo e ha tenuto una riunione occasionale: «Non c’è tutto il gruppo Pd del Senato, non c’è l’ex capogruppo Luigi Zanda, in questa fase uno dei più accaniti critici dell’ex segretario. Ci sono solo i suoi in questa riunione a porte chiuse. E’ qui che Renzi detta la linea», conclude la Mauro tra i corridoi del Parlamento.

Tags: Matteo Renziumberto bossi

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