Caro direttore,
a partire dal 2016, Project Syndicate, che ha una rete di 459 media in 155 Paesi e viene descritto come “la pagina più intelligente del mondo”, è un’organizzazione editoriale internazionale che pubblica sul suo sito web commenti e analisi su una vasta gamma di importanti argomenti globali (dalla politica economica ai diritti umani, dall’islam all’ambiente) e questi contributi vengono anche distribuiti su una vasta rete di pubblicazioni partner per la stampa. L’impatto delle nuove tecnologie su società ed economia è molto spesso al centro degli editoriali di Project Syndicate, e per questo attira puntualmente la mia attenzione.
ASSEGNO UNICO/ E non solo: quell'accanimento dell'Ue che punta a isolare l'Italia
Recentemente Jeffrey Sachs, forse il più importante economista liberal americano, ha pubblicato un’opinione importante e non usuale su un particolare ruolo dell’Italia nel futuro dell’Unione Europea e, visto che ne condivido a fondo le conclusioni, ho ritenuto opportuno riportarne alcuni passaggi, per aprire una discussione approfondita, non necessariamente di parte.
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Sachs introduce la sua riflessione sull’Italia partendo dalla situazione dell’Europa nel mondo: “Più che mai, l’Unione europea ha bisogno di unità per affermare i suoi valori e interessi in un’epoca in cui la leadership globale degli Stati Uniti è sull’orlo del collasso. Divisa come è oggi la Ue è un semplice spettatore impotente degli sconvolgimenti geopolitici. Se unita, può invece svolgere un ruolo globale cruciale, poiché unisce in modo unico prosperità, democrazia, ambientalismo, innovazione e giustizia sociale”.
Secondo Sachs, “se la Ue riguadagnerà unità di intenti o invece cadrà in una spirale di disordini, ciò dipenderà da quel che accadrà ora in Italia. L’Italia svolgerà un ruolo fondamentale nel determinare se la Ue potrà sopravvivere abbastanza a lungo per riformare se stessa. Il governo di coalizione che emergerà si rivelerà cruciale…”.
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Il ruolo centrale dell’Italia deriva dalla sua posizione di confine tra la prosperità dell’Europa del Nord e le crisi dell’Europa meridionale e tra un’Europa aperta e una intrappolata di nuovo dal nazionalismo, dal pregiudizio e dalla paura. L’Italia si distingue anche per il divario politico, con un nuovo “partito ribelle”, il Movimento 5 Stelle (M5s), che condivide il palcoscenico politico con il partito della destra, anti-immigrazione, della Lega anti-Ue e l’europeista, anche se fortemente indebolito, centrosinistra, che può giocare ancora un suo ruolo”.
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I tradizionali partiti socialdemocratici in Europa evitano per lo più i nuovi partiti ribelli, considerandoli populisti, irresponsabili, opportunisti e disonesti. Tale opinione in Italia è condivisa anche da parte di alti rappresentanti del centrosinistra, politici chiave che respingono la coalizione con il M5s. “Ciò è comprensibile: i ‘nuovi’ hanno sconfitto completamente il centrosinistra alle urne, spesso con promesse populiste fuori misura. Eppure i socialdemocratici sono stati ‘flaccidi’ e persino silenziosi di fronte all’austerità in stile Schäuble e alle irresponsabili guerre guidate dagli Stati Uniti. Qui sta l’inizio del rilancio. I tradizionali partiti socialdemocratici dovranno riconquistare il loro dinamismo e il loro appetito per il rischio di vincere di nuovo alle urne come veri e propri partiti progressisti”.
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I sostenitori di un’Europa forte e vivace dovrebbero fare il tifo per i partiti ribelli per unire le forze con i tradizionali partiti socialdemocratici indeboliti, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, l’innovazione, la crescita guidata dagli investimenti, e bloccare le coalizioni anti-Ue. Oppure, come in Germania, dovrebbero esortare la grande coalizione dei partiti di centro-sinistra e di centro-destra a diventare molto più dinamica e orientata agli investimenti su scala europea, sia per motivi di buonsenso economico sia per combattere i nazionalisti di estrema destra. Tali allineamenti pro-Ue danno all’Europa il tempo di riformare le sue istituzioni, delineare una politica estera comune e avviare la crescita verde guidata dagli investimenti e dall’innovazione al posto dell’austerità.
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La posta in gioco in Italia è alta. Con l’Europa divisa politicamente e geograficamente, la politica italiana potrebbe rovesciare l’equilibrio. Un’Italia pro-Ue, governata da una coalizione nuova e moderna, potrebbe unirsi a Francia e Germania per riformare l’Unione Europea, riconquistare in politica estera una voce chiara della Ue nei confronti di Stati Uniti, Russia e Cina, attuare una strategia per una crescita sostenibile basata sull’innovazione. Per forgiare una simile coalizione, i democratici dovrebbero accettare di essere il partner minore di una nuova forza insorta ma non ancora provata sul campo.
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Non sorprende che Steve Bannon, l’ex consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si sia precipitato in Italia per incoraggiare il M5s e la Lega a formare una coalizione che ha definito il “sogno supremo”, perché potrebbe rompere l’Unione Europea. E già questo, di per sé, dovrebbe ricordare agli italiani l’importanza di una coalizione pro-Ue che respinga tali incubi.