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Home » Politica » DALLA CINA/ La superstrada di Sibari pronta a far “inciampare” Di Maio e M5s

  • Politica

DALLA CINA/ La superstrada di Sibari pronta a far “inciampare” Di Maio e M5s

Lao Xi
Pubblicato 4 Agosto 2018
luigi_dimaio_6_lapresse_2018

Luigi Di Maio (Lapresse)

Il Movimento 5 Stelle non deve far fronte solo alle note vicende relative a Tav e Tap, ma anche a una strada che dovrebbe passare nella piana di Sibari. LAO XI

Diciamo la verità, è difficile fare il Movimento 5 Stelle al Governo. I problemi non sono solo quelli ovvi (distribuire un reddito di cittadinanza quando lo Stato non ha soldi), ma anche mantenere promesse più, come vogliamo chiamarle?, movimentiste. Per esempio, fermare la Tav Torino-Lione è dura. Sì, sarà un mostro ambientale, ma in Italia uomini e merci dovranno continuare a passare, a meno di non conoscere il segreto della telecinesi (no, non è la TV fatta a Pechino). Lo stesso vale per la Tap vicino Brindisi. Sì, segherà degli ulivi secolari, ma per accendere la luce di casa servirà il gas, che questo sì può confondere perché è vicino al petrolio, ma non è sostituibile con l’olio d’oliva.


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Eppure aldilà delle controversie c’è un M5s responsabile che mantiene fede ai suoi impegni sull’ambiente. Strano quindi che tanto senso del dovere non appaia in una vicenda senz’altro minore ma molto più bizzarra: una nuova strada, la terza in parallelo!, che scenderà per il lato jonico della Calabria. Certo, la prima di queste strade è assolutamente superata. È una due corsie dei tempi del fascismo, dove quando passa un camion in un senso si blocca tutto. Ma dagli anni ‘70 agli anni ‘90 hanno completato una superstrada abbastanza ampia, non basterebbe allargarla?


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I critici e un tempo persino Striscia la Notizia misero in rilievo il possibile orrore di un terzo enorme nastro di cemento che avrebbe tagliato di fatto l’unica piana di una regione piena solo di montagne, quella di Sibari. La spianata prende il nome dell’antica città greca rasa al suolo 2500 anni fa, ma viva ancora nell’immaginario culturale di tutto l’Occidente. Qui è dove fu vescovo Galantino e dove il Papa compì il suo primo viaggio in Italia. è una zona ad alta densità mafiosa. Qui alla fine dell’800 nacque Francesco Castiglia, che dopo l’emigrazione in America divenne noto come Frank Costello, per decenni numero 2 di Cosa Nostra, dopo il palermitano Lucky Luciano.


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Proprio in quegli anni da Palermo il locale intraprendente barone Toscano importò agrumi e fattori esperti, per cominciare nuove coltivazioni di frutta. L’area prima era praticamente solo una palude alle pendici dei massicci della Sila e del Pollino. Forse anche questa nuova economia contribuì a trasformare il pensiero della gente.

Nella vicina Cosenza, dopo la seconda guerra mondiale, le famiglie dei notabili, come i Gullo, i Mancini, i Misasi, si schierarono con il Pci, il Psi o la sinistra Dc. Amendolara, un paesino della zona, elesse persino un deputato del Pri. Filomonarchici e vecchi conservatori vennero messi in minoranza. I magistrati locali, diversamente che in altre zone del Meridione, approvarono le occupazioni contadine delle terre incolte. 

Tutto cominciò a cambiare negli anni ‘70. Sulle spiagge sabbiose e sicure di Sibari arrivavano gommoni pieni di eroina, investimento dei riscatti dei rapimenti della ‘ndrangheta reggina. Da lì il seme ha attecchito e si è moltiplicato fino a oggi. Il giorno di insediamento del governo il 6 giugno a Villapiana Lido, centro del turismo balneare, un mafioso locale, ex 41 bis, è stato ucciso a mitragliate nel suo bar.

Oggi girano voci che la vecchia superstrada non si può allargare perché sotto il manto è seppellito materiale di risulta che avrebbe dovuto essere smaltito diversamente. Pochissimi parlano, ma molti bisbigliano di soldi, di giri mazzette per gli appalti, ecc. Nulla sarà vero, tutto sarà pulito, ma forse il governo dei M5s, e di Conte, foggiano come Galantino, ha più motivi di guardare qui che alla Tav o alla Tap. Non pare sospetto invece che il ministro dei trasporti Luigi Di Maio pensi alla Tav e non all’autostrada su Sibari?

Il meridione e la Calabria hanno bisogno di infrastrutture. Non ci sono treni che di fatto collegano la Calabria jonica, l’autostrada che va fino a Reggio è stata completata solo di recente ed è già insufficiente. Il ponte sullo Stretto, necessario per un semplice questione di unità nazionale, è nei fatti una chimera. Il sud e la Calabria e Sicilia in particolare sono staccati dal resto dell’Europa e del mondo. Se la nuova superstrada su Sibari parte con delle ombre ciò seppellisce ogni altro progetto di infrastruttura futura. Questo perché, secondo quanto dicono investitori europei, è giusto collegare il meridione alla rete di strade e ferrovie europee, ma questo non si deve trasformare in una donazione alle mafie che le rafforza e le rende più pericolose.

Cosa pensa il M5s di questo? Se Di Maio riuscisse a dipanare questa matassa, già avrebbe guadagnato un suo spazio nella storia.

Tags: M5s

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