La povertà peggiora le condizioni di salute e aumenta la predisposizione a sviluppare malattie croniche. Lo ha svelato uno studio internazionale coordinato dall’Università di Zurigo, che è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense. Da tale studio emerge che le condizioni di svantaggio socio-economico, dunque di povertà, sono in grado di creare alcune alterazioni biologiche che, andando avanti con l’età, daranno origine a malattie croniche come per esempio quelle cardiovascolari, polmonari, reumatiche, ma anche a demenze.
Mentre i ricercatori erano già consapevoli della correlazione tra un basso livello di istruzione e di reddito con la tendenza ad ammalarsi di più, lo studio aveva come obiettivo capire quali fossero i meccanismi biologici che agiscono alla base di questa correlazione. Il team di ricerca ha allora analizzato campioni di sangue appartenenti a 4.500 soggetti con un’età maggiore di 20 anni, già raccolti nell’ambito di un progetto di ricerca statunitense, e sono andati a caccia dei marcatori biologici di diverse malattie croniche, nello specifico una serie di Rna. I risultati hanno mostrato una particolare correlazione tra povertà e il peggioramento delle condizioni di salute in età adulta.
Povertà e salute più fragile, che cosa dice lo studio: “occorre intervenire”
I ricercatori coinvolti nello studio coordinato dall’Università di Zurigo hanno rilevato che già tra i trenta e i quarant’anni è possibile rilevare la prime alterazioni a livello biologico che decenni più tardi sfociano poi nella malattia cronica vera e propria. Ma non è l’unico risultato osservato dal team di ricerca: queste alterazioni si sono presentate con un gradiente che rifletteva le diverse condizioni di povertà e svantaggio sociale del campione di soggetti sui cui si è concentrato lo studio.
Come riferisce, l’Ansa, gli esperti hanno scritto nello studio che “le disparità nelle malattie della tarda età adulta riflettono probabilmente le disparità nel rischio molecolare nella giovane età adulta”. E aggiungono come in particolare questo risultato evidenzia “la necessità di politiche e interventi che prendano di mira i fattori di stress e i meccanismi” che favoriscono l’obesità “già nelle prime fasi della vita”, cioè in un intervallo di tempo sufficiente a evitare che questi meccanismi basati sulla povertà “sfocino in danni alla salute”.