Scarcerata la prof di Prato che ebbe un figlio con un 14enne: secondo i giudici il reinserimento nella società è possibile
È alla fine tornata (quasi) in libertà la docente 37enne di Prato che nel 2017 ebbe una lunga relazione – peraltro extraconiugale – con un ragazzino 14enne figlio di amici di famiglia, dal quale ebbe anche un figlio: proprio la nascita di quest’ultimo fece venire alla luce l’intera vicenda e aprì a un lungo processo che si è concluso – ovviamente – con la condanna della donna a più di 6 anni di reclusione, ora convertiti in un affidamento ai servizi sociali di Prato.
Partendo dal principio, è utile ricordare che – appunto – la vicenda risale dal 2017: proprio in quel momento la prof all’epoca 31enne iniziò una relazione con il figlio 14enne di una coppia che abitava a poca distanza da lei e che era solita vedere frequentemente in palestra; con un rapporto intercorso quasi interamente nei pomeriggi trascorsi a casa di lui, dove la donna si recava perché assunta dai genitori per delle ripetizioni di inglese.
La relazione tra la prof e il 14enne di Prato sarebbe andata avanti per circa un anno nel corso del quale lei è rimasta anche incinta, riuscendo tuttavia a mascherarla dato che nel frattempo era anche sposata con un altro uomo dal quale – in passato – ebbe un primo figlio: dopo la nascita rivelò il segreto all’amante 14enne che, spaventato, raccontò tutto al suo allenatore facendo partendo l’intero caso giudiziario.
Scarcerata la prof di Prato che ebbe un figlio con un 14enne: cosa ha influito sul parere dei giudici
Al termine del processo – intentato con l’ipotesi di “atti sessuali e violenza su minore” – la prof è stata condannata definitivamente a 6 anni e 7 mesi di reclusione: lo scorso febbraio, la donna aveva provato a presentare una richiesta di detenzione domiciliare, vedendosela – tuttavia – rigettata dal tribunale; almeno fino a un paio di giorni fa in cui la medesima richiesta ha dato un esito differente con i giudici che hanno concesso alla donna di tornare nella sua abitazione, a patto di restare affidata ai servizi sociali per il resto della pena detentiva.
Le ragioni che hanno permesso l’affido sono – secondo i giudici – almeno tre: la prima è che la docente di Prato in un ambiente protetto come quello domestico e con il supporto dei servizi sociali può svolgere una migliore “revisione critica dei fatti” rispetto al carcere; mentre la seconda è il contratto lavorativo come OSS che le è stato offerto durante la detenzione e la terza è legata alla comprovata “serenità familiare” del nucleo dato che il marito ha deciso di perdonarla, restare al suo fianco e prendersi cura di entrambi i figli, incluso quello illegittimo.