Secondo il giornalista e sacerdote Don Filippo Di Giacomo il binomio Chiesa-pedofilia è ormai divenuto purtroppo un assunto quasi “immediato” per chi critica pesantemente i tanti errori compiuti da diversi sacerdoti nel corso degli ultimi decenni: ecco, se però si osservano i dati oggettivi sulle “categorie” macchiate dall’orrore degli abusi sui minori si scopre che i sacerdoti non sono certo la media più alta, tutt’altro. «Comparando i dati oggettivi e indipendenti, come “categoria professionale” quella clericale è stata tra le meno colpite da questa lebbra morale», spiega Di Giacomo nell’ultimo intervento per il Venerdì di Repubblica. I dati infatti mostrati a luglio stimano in 80mila gli italiani – tra cui un 30% di donne – che si recano nel Sud del mondo, soprattutto in Thailandia, per poter acquistare prestazioni ignobili con minorenni dai 5 ai 12 anni. Gli altri Paesi colpiti dal traffico pedofilo degli italiani sono Santo Domingo, Colombia, Brasile: non solo, sempre secondo i dati mostrati da Di Giacomo per Rep, gli italiani sono i primi «in Kenya nell’abuso di circa 15 mila bambine (all’anno), il 30 per cento vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani».
IL FANGO SULLA CHIESA (E CHI LO FAVORISCE)
La pedofilia nella Chiesa c’è stato ed esiste eccome ma questo non si rificca che si tratta di un morbo che ha contagiato la gran parte delle gerarchie, tutt’altro: eppure il “messaggio mediatico” che passa è esattamente il contrario, così come la seconda forte critica che viene mossa contro la Santa Chiesa Cattolica. «Deve dare tutto ai poveri e non tenersi nulla»: ecco che il secondo “assunto”, sempre secondo Don Filippo Di Giacomo, rischia di diventare nei prossimi anni come un nuovo falso storico che potrebbe avanzare. «I soldi offerti alla Chiesa dovrebbero essere unicamente destinati ai poveri, senza alcuna considerazione per le necessità di gestione delle opere e dei luoghi di culto»: ebbene, qualcuno potrebbe giustamente obiettare che le fake news vengano distribuite in maniera virale da atei, anti-cattolici e ferventi oppositori del messaggio di Cristo nel mondo. Ecco, secondo l’editoriale di Di Giacomo uno dei peggiori “sponsor” del Vaticano sono le autorità stesse della Santa Sede «quelle giudiziarie in primis, che ad ogni atto imitano il malcostume delle procure italiane diffondendo comunicati ricchi di sottintesi capaci di alimentare cattivi pensieri». Il consiglio del sacerdote-giornalista – e non è certo l’unico ad avanzare questa lettura nel mondo della chiesa – è che il Dicastero della Comunicazione vigili maggiormente sull’effettiva veridicità dei messaggi che vengono espressi: denunciare è giusto e legittimo, “montare” dei casi per “compiacere certa stampa” – attacca durissimo Don Filippo Di Giacomo – è invece assai pericoloso.