Prima faida di Scampia: la storia vera del film "In punta di piedi" è quella della guerra di camorra tra il clan Di Lauro e gli "scissionisti".
Racconta una storia vera, macchiata di sangue e ricca di orrori, il film “In punta di piedi” in onda questa sera su Rai Uno. Il contesto in cui si svolgono le vicende di una bambina che insegue il sogno di diventare ballerina è quello camorristico ed è passato alle cronache con l’espressione di “prima faida di Scampia“. Si tratta appunto di una guerra di camorra che ha visto opposto il clan Di Lauro di via Cupa dell’Arco a Secondigliano (capeggiato da Paolo Di Lauro) e i cosiddetti “scissionisti“. Siamo alla fine degli anni Novanta: Paolo Di Lauro è un boss internazionale che gestisce un traffico di droga di enorme portata. Il centro delle attività criminali è Secondigliano. Alcune tensioni vengono a galla a causa dell’arresto di un corriere del rione Monterosa che il sottogruppo egemone riteneva frutto di una soffiata da parte di un sottogruppo rivale. Ma è nel 2002, quando Paolo Di Lauro viene raggiunto da un provvedimento restrittivo che lo obbliga a passare l’incombenza della gestione del territorio ai figli, che le acque cominciano ad agitarsi. Vincenzo, Ciro, Marco e soprattutto Cosimo ringiovaniscono il parco dei capi-piazza con persone da loro ritenute fidate.
PRIMA FAIDA DI SCAMPIA: GUERRA DI LAURO-SCISSIONISTI
La causa scatenante di quella che verrà ricordata come “prima faida di Scampia” nasce nel momento in cui a Napoli fa ritorno Raffaele Amato, ex fedelissimo dei Di Lauro che si era allontanato dall’Italia dopo essere stato accusato dai figli del boss di essersi impossessato di somme di denaro dell’organizzazione. Amato aveva trovato rifugio in Spagna, una scelta che aveva portato i rivali a definire gli scissionisti in modo sprezzante “gli spagnoli”. Al suo rientro a Napoli, Raffaele Amato stringe alleanza con alcuni componenti del clan insoddisfatti delle iniziative prese dai figli di “Ciruzzo ‘o milionario”. Ha inizio da questa contrapposizione la scia di sangue che dall’ottobre del 2004 al febbraio 2005 raggiunge una cadenza quasi quotidiana. Le vittime degli omicidi sono sì i componenti dei rispettivi clan ma anche familiari più o meno prossimi ai camorristi, nonché diversi innocenti. Nella scelta di colpire chi non è coinvolto direttamente nella guerra di camorra si cela una strategia ben precisa che aveva caratterizzato un altro conflitto, quello tra la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e i gruppi della Nuova Famiglia, orientata a costringere gli avversari ad uscire allo scoperto per evitare lo spargimento di sangue innocente.
PRIMA FAIDA DI SCAMPIA: LA FINE DELLA GUERRA DI CAMORRA
Tra le date più importanti nella ricostruzione della “prima faida di Scampia” vi è senza dubbio quella del 7 dicembre 2004, passata alla storia come la “notte delle manette”. Un maxi-blitz delle forze dell’ordine a Napoli e provincia porta all’esecuzione di 52 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti indagati, affiliati al clan Di Lauro ed al gruppo dei cosiddetti scissionisti. Tra questi c’è anche Ciro Di Lauro (Napoli, 29 maggio 1978), figlio del boss Paolo Di Lauro, capo di una delle fazioni protagoniste della faida. Il fratello Marco riuscirà a sfuggire alla cattura dando inizio alla sua latitanza, che terminerà il 2 marzo 2019 nell’appartamento a Via Emilio Scaglione, nel quartiere di Chiaiano, intorno alle prime ore del pomeriggio e del giorno 2 marzo 2019. Alla fine del 2005, il clan Di Lauro risulta decimato e disorganizzato: Paolo Di Lauro viene arrestato, come lui anche il figlio Ciro è in prigione, Marco è latitante, Nunzio è costretto in clandestinità, Cosimo viene arrestato il 21 gennaio 2005, Vincenzo è in carcere dall’aprile 2004 e Salvatore viene tratto in carcere l’8 febbraio 2006 a 18 anni e un giorno) o costretti a vivere in clandestinità (Marco poi Nunzio). La fine del conflitto avviene in maniera teatrale: quindici giorni dopo il suo arresto, Paolo Di Lauro, in un’aula di tribunale, baciò Vincenzo Pariante, boss degli “scissionisti”. Un segnale all’esterno che la guerra era finita, ma che pure non impedì alcuni colpi di coda della faida.
