La provocazione di Putin all'Ucraina: “se Zelensky è pronto può venire a Mosca”. Trump al Cremlino: “se non avremo un accordo succederanno cose...”
LA NUOVA “SFIDA” DI PUTIN ALL’UCRAINA: “IO SONO PRONTO AD INCONTRARE ZELENSKY MA QUI IN RUSSIA…”
Kiev non si fida, Trump si dice deluso ma comunque aperto a vedere se qualcosa possa emergere nelle prossime ore, e così è dalla Russia che arriva la vera “novità” di giornata nel 1287esimo giorno di guerra in Ucraina: dopo la maxi parata militare in Cina con Xi Jinping, e dopo le ulteriori parole minacciose rifilate ai leader europei, torna a parlare Vladimir Putin con un nuovo guanto di sfida lanciato al nemico invaso ormai ben più di tre anni e mezzo fa.
«Se organizzato bene e se pronto il Presidente ucraino, sono pronto ad incontrare Zelensky», afferma il capo del Cremlino non senza aggiungere la provocazione sul luogo di tale vertice potenziale, «può venire a Mosca». Il tema del luogo dove tenere il presunto summit e il nodo delle garanzie di sicurezza per il post-guerra sono i due dossier cardini emersi già nel vertice in Alaska tra Putin e Trump, ma non sembra vi siano passi avanti sostanziali in tal senso. L’invito a Mosca suona come una ulteriore provocazione, tanto che da Kiev la risposta perentoria al Presidente russo vede in queste parole «una continua presa in giro per tutti».
Secondo il Ministro degli Esteri ucraino Sybiha, nelle prossime ore a Parigi assieme a Zelensky per il vertice dei volenterosi in programma domani, ad oggi vi sono almeno 7 luoghi disponibili per ospitare il negoziato Putin-Zelensky (oltre alla Turchia, anche tre Stati del Golfo, Svizzera, Austria e Vaticano), ma dal Cremlino si continua a proporre condizioni «inaccettabili». Secondo Kiev solo una pressione maggiore degli alleati occidentali contro Mosca potrebbe realmente sbloccare la trattativa altrimenti destinata a rimanere in impasse totale fino all’inverno.
Intervenuto in conferenza stampa nel suo quarto e ultimo giorno di visita a Pechino (dopo il vertice SCO e la parata della vittoria della Cina), Putin ha ribadito che è di assoluto buon senso mettere fine a questa battaglia, ammirando gli sforzi americani per una soluzione pacifica: «cercheremo di trovarci in un vertice, altrimenti saremo costretti a risolvere i nostri obiettivi con mezzi militari». Come a dire, o le condizioni vengono fissate come dice Mosca, oppure la guerra in Ucraina continuerà ancora molto, molto tempo,
IL NON-MESSAGGIO DI TRUMP A PUTIN E I VOLENTEROSI PRONTI A SENTIRLO DOPO IL COLLOQUIO CON ZELENSKY
L’indomani delle parole anche molto nette ribadite da Trump in riferimento allo stallo generato da Putin dopo le intese in Alaska – «sono molto deluso da lui» – è Zelensky a cogliere la palla al balzo, in attesa del vertice coi volenterosi a Parigi, sottolineando come l’unico modo per convincere la Russia a fare un passo deciso verso la pace è «premere sull’economia di guerra con sanzioni e provvedimenti netti». I leader europei domani sentiranno in video conferenza la Casa Bianca dopo l’incontro con Zelensky e si proverà a fare il punto sulle prossime mosse da prendere, sempre tenendo conto che Washington rimane contraria all’invio di soldati occidentali in terra ucraina.
Nel frattempo, durante la conferenza stampa con il Presidente polacco Nawrocki è il leader repubblicano a tornare sul tema caldo della guerra in Ucraina lanciando un non-messaggio al Cremlino che odora di irrequietezza nel continuo stallo prodotto dalla Russia: «lui sa bene quale è la mia posizione», spiega Trump riferendosi a possibili messaggi da inviare a Putin, «prenderà una decisione in un senso o nell’altro». Se però l’accordo finale non si avrà, ecco che la minaccia americana potrebbe farsi ingente: «se saremo infelici vedrete succedere delle cose».
Nei prossimi giorni torneranno a sentirsi direttamente, ha confermato il Presidente americano, che si dice del tutto scontento per la piega che sta prendendo l’intera drammatica situazione in Ucraina. Putin ha detto anche oggi di essere disponibile a discutere delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, non opponendosi ad esempio all’ingresso di Kiev in Unione Europea, ma al contempo tale sicurezza «non deve essere a scapito della Federazione Russa».