I dazi Trump a partire dal 1° agosto di quest'anno saranno applicati al 30%. Le ripercussioni cambiano Paesi per Paesi.

I dazi imposti da Donald Trump stanno cominciando a destare sempre più preoccupazioni. Dal 1° agosto è prevista l’applicazione al 30% su ogni prodotto che verrà importato in America (e proveniente da ogni Paese dell’Unione Europea).

Anche se la tassa sarà uguale per tutti, gli effetti sui Paesi sono molto variegati. La Germania ad esempio, ne risentirà sul fronte siderurgico, automobilistico e sull’importazione dei macchinari, l’Irlanda vedrà sfumare il suo vantaggio fiscale al 15% sull’erogazione di prodotti farmaceutici.



Gli effetti dei dazi di Trump sull’UE

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I dazi di Trump peseranno su ogni Paese europeo, dall’Irlanda alla Germania, dalla Francia all’Italia. Partendo dalla Repubblica irlandese, il suo gettito fiscale nei confronti dell’import in America è di 86,7 miliardi di euro.

E non si tratta esclusivamente di industria farmaceutica, con brand acclamati come Johnson & Johnson, Eli Lilly e Pfizer, ma anche di hi tech, includendo Meta, Apple e Google.



E ancora la Germania con un gettito di 84,8 miliardi di euro, dove Friedrich Merz, cancelliere tedesco, aveva raccomandato da tempo di tutelare l’importazione tedesca – soprattutto verso gli USA – come l’acciaio, l’automotive, i prodotti farmaceutici e la chimica.

Non restano esenti dagli effetti sulle decisioni di prevedere e applicare l’imposta sulle merci importate sia l’Italia che la Francia, dove rispettivamente i ricavi complessivi ammontano a 44 miliardi di dollari e 16,4 mld.

Per il nostro Bel Paese le ripercussioni interesseranno i settori quali: automobilistico, agroalimentare e vitivinicoli. Mentre la Francia sarà penalizzata dall’import del Cognac, dall’aeronautica, dai vini e del lusso.



Il potere decisionale di Trump

Poco tempo fa Donald Trump ha mandato una lettera a Bruxelles, in cui annunciava che al fine di contenere i danni commerciali dell’USA (e il suo squilibrio temporaneamente finanziario), i dazi (che però inficeranno sull’import europeo) sono l’unica soluzione.

Basti pensare che soltanto l’anno scorso lo scambio tra servizi e beni è ammontato a 1.680 miliardi di euro.