Radio Aut: cos’era la radio libera fondata da Peppino Impastato e perché la satira era la sua arma più potente contro la mafia
Radio Aut nasce nel 1977 a Terrasini, in provincia di Palermo, e da subito si presenta per quello che è: una radio di rottura, scomoda, ostinata, completamente autofinanziata e gestita da giovani che non avevano nulla da perdere, se non la voce. La fonda Peppino Impastato, attivista politico e figlio di un contesto che conosce bene e che decide di sfidare apertamente, usando uno strumento allora ancora inedito per molti, ma diretto e immediato, ovvero una frequenza libera, 98.800 MHz, che a Cinisi e dintorni arrivava forte e chiara.
Tra i tanti programmi di Radio Aut apprezzati dal pubblico, in particolare “Onda Pazza a Mafiopoli” fu quello a ottenere la maggiore risonanza negli ascoltatori: diretto e condotto dallo stesso Peppino e da altri tre suoi compagni, faceva della satira la sua ragione d’essere per denunciare – e soprattutto ridicolizzare – quel mondo colluso con Cosa Nostra tra imprenditori, boss, scagnozzi e politici locali.
“Onda Pazza a Mafiopoli” ruotava attorno alla fittizia città di “Mafiopoli” – che a ben guardare altro non era se non Cinisi tanto cara allo stesso Peppino Impastato – e raccontava la storie di personaggi evocativi come il boss Tano Seduto (chiara storpiatura di Gaetano Badalamenti che di Cinisi era il boss mafioso), oppure il sindaco Geronimo Stefanini e il suo vice Franco Manesci.
Nelle puntate, il municipio era ribattezzato “Maficipio”, e le vicende mescolavano realismo, satira, western e provocazione, ma in qualsiasi caso, tutto quello che veniva detto aveva un fondo di verità, spesso costruito su documenti, voci affidabili, osservazioni dirette: era una denuncia continua, travestita da farsa ma fatta con serietà estrema, e per questo intollerabile per chi, fino ad allora, era stato abituato a non essere mai contraddetto, men che meno per radio.
Da Radio Aut a Radio 100 Passi: 40 anni dopo “rinasce” il progetto di Peppino Impastato
La storia di Radio Aut, purtroppo, si conclude prematuramente e tragicamente nel 1978 quando Peppino Impastato – diventato ormai un personaggio chiaramente scomodo per le cosche di Cinisi – fu sequestrato e brutalmente assassinato dallo stesso (anche se scoprirà parecchi anni più tardi) dallo stesso boss Badalamenti che riuscì a inscenare con successo un suicidio: solo dopo anni di battaglie civili, familiari e giudiziarie si è riconosciuta la matrice mafiosa dell’omicidio, ma già allora chi lo conosceva sapeva che non era possibile spiegare quella morte se non come conseguenza diretta del suo lavoro di denuncia, e Radio Aut ne era il centro.

La Commissione Parlamentare Antimafia, a distanza di anni, ha confermato l’importanza decisiva di quella radio nella lotta civile condotta da Peppino, una radio libera, ma soprattutto una radio che non aveva paura di chiamare per nome le cose, in un contesto dove bastava un soprannome per evitare problemi; nel 2001, grazie anche all’impegno di Giovanni Impastato e degli amici più stretti di Peppino, è nata l’associazione Radio Aut, per portare avanti la memoria di quell’esperienza e promuovere forme nuove di antimafia sociale.
Dall’associazione Radio Aut ben presto – ovvero ufficialmente il 5 gennaio del 2010, evocativamente in quello che sarebbe stato il 62esimo compleanno del fondatore ucciso dalle mafie – è nata l’erede spirituale del progetto di Peppino Impastato, chiamata “Radio 100 Passi“, fondata nella villa che in passato appartenne allo stesso Badalamenti e che oggi è un bene confiscato alla mafia.
Una scelta che è tutto tranne che esclusivamente simbolica, perché restituisce fisicamente lo spazio al senso di giustizia e lo trasforma in voce: Radio 100 Passi continua a essere attiva nonostante abbia subito fin dai primi mesi atti vandalici e intimidazioni, e nel tempo ha esteso la sua attività includendo spazi per i più giovani, come centri di ascolto contro il bullismo, laboratori culturali, attività con le scuole. Tutto questo accade ancora oggi, perché la storia di Radio Aut non è mai stata solo un caso esclusivamente siciliano o legato al passato: è il modello di come la parola, anche se irriverente e ironica, può diventare una forma concreta di resistenza.
