Il rapporto di Mediobanca ha fatto emergere dei dati importanti dell'ultimo decennio, con stime positive per il Made in Italy.
Il recente rapporto di Mediobanca ha messo alla luce i risultati dei ricavi provenienti dalle medie e grandi società, evidenziando dei dati positivi registrati negli ultimi 10 anni (resistendo alle criticità di questo lungo periodo storico).
Il 2024 mostra un andamento positivo, specialmente le aree che riguardano il Made in Italy, dalla moda ai farmaci, dai mezzi di trasporto alla meccanica. Grazie all’intero mercato in questione il totale del fatturato supera i 300 miliardi di euro, facendo salire i dati complessivi a +53 punti percentuali.
Dati e ricavi secondo il rapporto Mediobanca
Il rapporto Mediobanca si è concluso in 250 pagine, dove è stato evidenziato un maggior incremento grazie agli acquisiti internazionali piuttosto che nazionali. Un traino importante che ha scongiurato una catastrofe economica a causa del periodo storico trascorso (superando Covid-19, dazi commerciali e guerre geopolitiche).
A discapito dei cittadini è aumentato anche il costo dell’energia elettrica e del gas, passando a 87 miliardi di euro di ricavi anziché i precedenti 62.
Indipendentemente dai motivi che hanno comportato ad un simile risultato, quel che emerge è un utile significativo con un buon +5,9% e 3,7 miliardi di euro in ricavi.
Un dato spiacevole è la corrosione del potere d’acquisto, che inevitabilmente ha creato un deficit in quei settori che stavano performando bene, tra cui: la cosmetica, l’industria farmaceutica e le bevande (poco meglio il trasporto pubblico e l’abbigliamento).
Patrimonio netto complessivo
Contrariamente a quel che si possa pensare, il lavoro negli ultimi 10 anni è cresciuto, con oltre 127.000 risorse impiegate nelle aziende Made in Italy. Complessivamente il gap tra l’utile (che costituisce il patrimonio netto), e i debiti è stato inferiore, segnale positivo per la penisola italiana.
Sicuramente ciò che spaventano adesso e in futuro sono i dazi, ma le attuale stime prevedono una piccola contrazione dello 0,2%, riducendosi ad un 6,4% che non dovrebbe comportare (almeno per il momento), danni di grossa entità.
