Il premio Nobel per l’economia Amartya Sen intervistato da L’Unità dice la sua sulla crisi. Secondo Amartya Sen la crisi sarebbe da additare a molteplici cause ma, in particolar modo, agli Stati Uniti e a tutti gli Stati ricchi che hanno sempre sostenuto l’America.
Il premio Nobel per l’economia Amartya Sen dichiara, intervistato da l’Unità che «La crisi economica è grave. Le ragioni stanno certo nella cattiva politica, nella mano libera consentita alla speculazione finanziaria, nell’eccesso di fiducia nella forza regolatrice del mercato, comprimendo o addirittura osteggiando il ruolo delle pubbliche istituzioni». Ma, in primis, le maggiori colpe sarebbero da additare agli «Stati Uniti, con la complicità ovviamente di tutti gli altri paesi più ricchi». Per l’economista, non rimane che una soluzione: «incentivi e interventi pubblici, con le riforme istituzionali che possono favorirla», da un lato, la lotta «contro quelle ingiustizie che già conosciamo, contro la povertà, contro le limitazioni della libertà, contro le censure alla democrazia, ovunque nel mondo, in Asia o in Africa, ma anche nei paesi industrializzati», dall’altro.
«Come una società si può evolvere nel segno della giustizia?» si domanda l’economista: «Può provarci risponde -, a condizione prima di tutto di una diagnosi delle ingiustizie. Su questo insisto: il primo compito è diagnosticare»