Gli Italiani all’estero hanno già votato. A loro le quattro schede con altrettanti quesiti (due sulla privatizzazione dei servizi idrici, uno sul nucleare e uno sul legittimo impedimento) sono state recapitate, da ambasciate e consolati, entro il 25 maggio. Lo prevede la Legge Tremaglia che, al contempo, stabilisce che le schede siano riconsegnate alle ambasciate e ai consolati entro il 2 giugno. Un voto tutt’altro che esente da problemi. A cominciare dal fatto che gli italiani espatriati hanno votato un quesito diverso da quello che si voterà in Italia il 12 e il 13 giugno. Quello sul nucleare, infatti – in seguito ad una norma contenuta nel decreto Omnibus (successivamente convertito il legge), che stabiliva il decadimento delle norme in vigore in materia -, è stato riformulato dalla Corte di Cassazione il primo giugno. Quando ormai, la maggior parte delle schede era stata riconsegnata. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, spiegò che non c’era tempo per ristampare le schede. Tre milioni e 200mila schede, tanti sono gli italiani residenti all’estero, due milioni dei quali si trova in Europa, e un milione circa nella Americhe. Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha presentato un ricorso in Cassazione chiedendo di non computare per il quorum sul nucleare il gli italiani espatriati.
Il numero di elettori necessari al raggiungimento del quorum, infatti, contando anche loro sale sensibilmente. La decisione spetterà all’ufficio centrale per i referendum presso la Cassazione. Il voto delle atre tre schede sarà scrutinato lunedì pomeriggio a Castelnuovo di Porto dall’ufficio elettorale della Corte di Appello di Roma.