Roberto Fico (M5s) si aggiudicherà la Regione Campania grazie a un accordo con De Luca. Il prezzo politico sarà altissimo. Ma torna la politica
La prima regione andare al centrosinistra nella sfida d’autunno sarà la Campania. L’accordo con il quale De Luca è salito a bordo del carro di Fico certifica un cartello elettorale di proporzioni tali da impedire ogni alternativa elettorale.
Per arrivare a questo risultato, ognuno ha pagato un prezzo. De Luca ha dovuto rimangiarsi anni di critiche ai 5 Stelle, contro i quali ha riversato ore e ore di invettive e che oggi si ritrova a dover sostenere senza poter tener fede ai suoi propositi di rimandarli nell’anonimato.
In più diventerà presidente quello che lui ha identificato come il peggiore tra i candidati.
I 5 Stelle, dal canto loro, certificano il loro passaggio da movimento rivoluzionario a partitino di governo, ottenendo una casella importante dopo un complesso gioco di incastri in altre regioni per dare a Roberto Fico la possibilità di diventare governatore. Un tradimento del loro spirito originario, certificato da una manovra puramente elettoralistica.
Il Pd, in particolare la sua segretaria Schlein, perde ogni velleità di rinnovamento vero del partito, cedendo il passo alla forza elettorale dei territori e in particolare al feudatario di De Luca, a cui andrà la segreteria regionale, intestata, almeno nominalmente, al figlio.
Tutti perdono qualcosa in termini di verginità in virtù di un accordo di potere: una notizia che potrebbe addirittura essere positiva per il centrosinistra. In questi anni di massimalismi, in cui ciascuno si è crogiolato nell’idea della propria identità alternativa, le forze di opposizione hanno subito più di una sconfitta. L’aver preso atto della situazione ed aver costruito una coalizione, vincente sulla carta, è forse il risultato migliore che la nuova stagione politica può portare in dote.
Il passo in avanti è comunque un passo indietro. Ritorna una forma di familismo tipica del Mezzogiorno, ampiamente anticipata dal presidente uscente, che aveva negli anni teorizzato una dinastia di De Luca in politica, così come vi sono dinastie di notai, rivendicando il proprio ruolo di paternalistico mentore senza se e senza ma.
Anche gli accordi elettorali tornano di moda molto di più di quanto si potesse immaginare. La stagione di grande crisi della politica “alta” certifica quindi il suo miglior risultato proprio quando ritorna ad essere ciò che deve, ovvero un sistema per acquisire il potere e governarlo, mettendo assieme le forze tra loro più omogenee.
Ma che pensa che la partita sarà finita il giorno in cui Roberto Fico verrà eletto, sbaglia. Le modifiche allo statuto della regione Campania hanno introdotto la possibilità per i consiglieri di svolgere il ruolo di assessori. Vuol dire che all’interno degli liste ci sarà una competizione sfrenata per avere più consenso possibile e farsi nominare alla guida di qualche assessorato importante. Assessorati che De Luca padre già rivendica per i suoi – in particolare quello alla Sanità –, che costituiranno una vera spina nel fianco del prossimo presidente della Regione Campania.
Ritornando la stagione degli accordi elettorali ritornerà probabilmente anche la stagione delle maggioranze litigiose, che con De Luca sono state messe in soffitta. La sua abilità nel gestire le voglie dei consiglieri regionali e l’impossibilità per questi ultimi di diventare assessori gli ha garantito per oltre 10 anni un potere quasi assoluto, che si è tradotto in una capacità di governo comunque più efficace di chi lo ha preceduto.
Nel nuovo sistema ci saranno assessori di peso sia sul piano elettorale che sul piano politico, assessori con i quali il presidente Fico dovrà fare i conti se vorrà mantenere unità la maggioranza.
Anche le attività in Consiglio torneranno ad avere un senso politico, tenuto conto dell’estrema eterogeneità delle diverse forze politiche che si confronteranno di volte in volta sui singoli temi.
Saranno gli elettori della Campania a decidere quale tra le diverse componenti avrà la maggioranza relativa e il peso specifico dei singoli partiti. Il che vorrà dire trattative che si protrarranno a lungo per poter comporre sia la giunta regionale che le diverse caselle minori. Un ritorno agli antichi riti e alle antiche abitudini molto meno affascinanti del leader unico che governa per tutti, ma probabilmente più vicine ad un’idea di democrazia che, per quanto imperfetta, è l’unica che conosciamo.
L’esperimento può essere molto positivo o fallire nel giro di qualche mese (come dicono le malelingue) e molto dipenderà dalla capacità dei singoli eletti di essere pienamente consapevoli della nuova stagione politica e delle nuove sfide.
Nelle prossime settimane, con la formalizzazione della candidatura, prenderà forma anche un programma di governo e probabilmente emergeranno le singole personalità che ne saranno interpreti, e questo ci darà anche l’idea di quale sarà il futuro che attende i cittadini della Campania.
Ad oggi è certo che dopo oltre quindici anni alla sua prima candidatura, Roberto Fico corona il sogno di diventare il presidente della Regione Campania e diventa, nella sostanza, un esempio della migliore tradizione democristiana. Molte trasformazioni lo hanno portato da semplice militante, infervorato e applaudente al suo mentore Grillo, a diventare un navigato doroteo che mette assieme anime diverse in nome di un unico valore e cioè il potere da gestire assieme.
Tutto è concesso in politica se l’obiettivo alla fine è il governo. Come insegna il vecchio maestro di Roberto Fico, Giulio. Non Belli. Orami si è capito.
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