Renato Vallanzasca "deve restare in carcere": il Tribunale di Sorveglianza di Milano avrebbe respinto la richiesta di differimento della pena per motivi di salute presentata dalla difesa.
No dei giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano alla richiesta di differimento della pena per Renato Vallanzasca. Respinta, secondo Ansa, l’istanza della difesa avanzata per motivi di salute: il detenuto “deve restare in carcere”. I legali del 73enne, gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, avrebbero chiesto la detenzione domiciliare in una struttura ma poche ore fa sarebbe arrivato il rigetto all’ipotesi di cure all’esterno. Nel sostenerne invece la necessità, i difensori avrebbero prodotto una consulenza redatta da tre neurologi e un medico legale per dimostrare come Renato Vallanzasca, da alcuni anni, soffra di un “decadimento cognitivo” in corso di aggravamento con la detenzione in carcere.
Condizioni in peggioramento che i giudici avrebbero sì riconosciuto, ricostruisce ancora l’agenzia di stampa, ma con la precisazione che i trattamenti a cui dovrebbe essere sottoposto posso essere seguiti direttamente in carcere. Per la difesa di Renato Vallanzasca, però, il suo stato sarebbe incompatibile con la permanenza in cella. I giudici avrebbero respinto inoltre il differimento pena cosiddetto “umanitario” e l’istanza di una perizia medico legale.
Renato Vallanzasca, niente cure all’esterno: per i giudici deve restare in carcere
Secondo quanto riportato dall’Ansa, gli avvocati di Renato Vallanzasca avrebbero sottolineato che nel provvedimento non si rileva “nulla sulla presunta pericolosità” del detenuto, per la difesa esclusa dal fatto che il Tribunale di Sorveglianza, in diversa composizione, nei giorni scorsi avrebbe riattivato l’accesso ai permessi premio in una comunità.
A proposito del no dei giudici di Sorveglianza alla perizia chiesta dalla difesa di Renato Vallanzasca, uno dei suoi avvocati, Corrado Limentani, avrebbe commentato la decisione in questi termini: “Negare non solo la detenzione domiciliare, ma anche la perizia mi sembra del tutto ingiustificato e disumano in quanto si impedisce a una persona, in carcere da 50 anni e chiaramente non pericolosa, che con tutta evidenza sta male e continua a peggiorare, di potersi curare o almeno di rallentare l’aggravamento della propria patologia“. Parole riportate dall’Ansa a cui è seguito l’annuncio di ricorso in Cassazione. Ex volto di punta della mala milanese tra gli anni ’70 e ’80, Vallanzasca ha trascorso oltre 50 anni in carcere e per i suoi legali sarebbe urgente il suo trasferimento in una struttura idonea alle cure.
