Chi occuperà ora lo spazio politico finora appannaggio di Silvio Berlusconi? La caccia ai voti centristi e moderati è partita da tempo ma i risultati sono scarsi, visto che Forza Italia finora è riuscita ad arginare le perdite di voti. Gli ultimi a leccarsi le ferite per un calcolo politico sballato sono stati Carlo Calenda e Matteo Renzi: prima delle elezioni politiche hanno strappato agli azzurri alcune seconde file come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, le quali hanno mantenuto i seggi personali in Parlamento, ma i consensi delle urne – gli unici che contano – sono rimasti attaccati al partito berlusconiano. Adesso però, dopo la scomparsa del vecchio leader, l’ombra dello sgretolamento azzurro si fa più consistente sulla scia delle lotte interne che stanno per scatenarsi.
Il terzo polo resta uno spettatore interessato, tanto che il “giornalista” Renzi, oggi, si è lanciato dalle colonne del suo Riformista in un peana all’amico Silvio. Lo ha fatto in modo sfrontato, diretto, alla sua maniera: nulla di strano se si pensa che “Radio Montecitorio”, da alcune settimane, dà per certa la spartizione di Forza Italia tra FdI e Iv: 60% alla Meloni e il resto a Renzi. Una soluzione plastica, abbastanza scontata. Forse troppo. La realtà dei fatti è molto più complessa.
La prima notizia è che Forza Italia non si sfalderà, come da ultimo volere del suo fondatore Berlusconi. Di questo tema il Cavaliere ha parlato le scorse settimane anche con i suoli alleati, Meloni e Salvini. E tutti si sono trovati d’accordo su un punto: il centrodestra deve rimanere articolato su più gambe, ha bisogno di soggetti politici moderati come FI che mantengano la coalizione ben ancorato al centro. Oggi ormai FdI va verso la trasformazione a partito conservatore: è di fatto la nuova Forza Italia. La Meloni ha raccolto tra le sue fila ex socialisti, democristiani, liberali e cattolici. Che interesse avrebbe oggi a esercitare un Opa su Forza Italia? Nessuna, andrebbe anzi a scontentare ancora di più la dirigenza storica del partito, l’ala destra, senza aumentare i consensi che ormai si attestano stabilmente sopra il 30%. La premier ha bisogno che Fratelli d’Italia resti un partito identitario e che proclami con forza i propri valori senza rischiare di annacquarli.
Dall’altra parte l’assalto alla diligenza-FI da parte del terzo polo non andrà a buon fine: il pressing delle donne di Calenda (Gelmini e Carfagna) e le avances di Renzi, secondo il nostro pallottoliere, sposteranno al massimo 5-7 deputati di FI legati solo da un rapporto di amicizia con le ex colleghe di partito.
Detto questo il futuro di Forza Italia come partito laico-liberale dipende però più dalla disponibilità dei figli di Berlusconi che da una regia della premier. In mancanza di eredi politici, il futuro non sarebbe legato a personalità politiche dell’attuale partito, da Ronzulli a Fascina passando per Tajani, per intenderci, ma dalla disponibilità dei figli Piersilvio o Marina a ricoprire la nuova leadership. Sarebbe un esito a suo modo “naturale”, riconoscibile e autorevole per tutti gli affezionati al vecchio leader. Ma oggi lo scenario di questa formazione liberale si sposta tutto nelle discussioni interne alla famiglia Berlusconi. Per ora.
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