I ricavi del settore musicale crescono in tutta Europa, e a far la differenza sono gli artisti emergenti e locali, anche se l'AI preoccupa.
I ricavi del settore musicale analizzati in tutta Europa sono sbalorditivi. In un solo anno c’è stata una crescita del 9,1% e con un rialzo che ammonta a 470 milioni di euro in più. In totale sono arrivati ben 5,7 miliardi di euro (così come ha dimostrato la federazione LFPI).
Anche se alcuni mercati europei crescono più forti dell’Italia, anche il nostro Bel Paese sta registrando dei numeri importanti, così come lo sono i dati sugli investimenti: quasi 8 miliardi di euro capitalizzati in pubblicità e scouting.
Chi ottiene la maggior quantità di ricavi del settore musicale?
I maggiori ricavi dell’intero settore musicale arrivano prevalentemente dai canali streaming, dove negli Stati Uniti d’America e nel Regno Unito c’è quasi il monopolio con rispettivamente il 52% e 46% di abbonati attivi, mentre in Europa “appena” il 25%.
Enormi differenze si appurano anche tra i vari Paesi. La penisola italiana registra un timido +8,5% mentre la Svezia è leader con +30,2%, seguita dall’Ungheria con il +23,9% e si accoda la Romania +26,9%.
Il direttore della federazione internazionale fonografica, e addetto alle relazioni estere, Lodovico Benvenuti, ha dimostrato che a conquistare le classifiche sono prevalentemente gli artisti locali, coloro che “volgarmente” si costruiscono il successo con il fai da te domestico.
E in questo senso l’Italia è uno dei Paesi (insieme a Ungheria e Finlandia), che guida il mercato, dato che sono proprio “nostri” i talenti che emergono nelle top 10 della Penisola.
L’AI che spaventa
Oramai l’intelligenza artificiale spaventa anche un settore come quello musicale dove dovrebbe regnare l’arte e la creatività. Ed è proprio la CEO di LFPI, Victoria Oakley, che è enormemente preoccupata delle possibili ripercussioni.
Gli artisti chiedono protezione d’immagine, così come la federazione in questione, dato che con l’AI è sempre più semplice replicare le voci dei cantanti e creare video deepfake.
Oakley non esorcizza l’evoluzione, e né tanto meno le potenzialità dell’intelligenza artificiale, chiede soltanto che questo mezzo così potente possa essere un “alleato” e non un nemico con cui lottare.