In Italia c’è grande attesa per capire cosa succederà con la riforma del Catasto, con la quale senza alcun dubbio aumenteranno le tasse sulla casa. La riforma avverrà a partire dal 1° gennaio 2026. Il suo obiettivo dichiarato è quello di “modernizzare gli strumenti di individuazione e controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati, e un’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026”.
Il cambiamento, secondo il premier Draghi, è necessario in quanto l’impianto catastale in Italia risale al 1939 e dunque ha bisogno di modifiche e adattamenti. Il presidente ha ribadito che “la legge delega non porta nessun incremento dell’imposizione fiscale degli immobili regolarmente accatastati. Nessuno pagherà più tasse su questo”. Dunque, secondo quanto dichiarato dal Governo, non dovrebbero esserci nuove tasse, ma sarà davvero così?
Cos’è il catasto?
Il catasto, ovvero il registro degli immobili, assolve a funzioni fiscali, che consistono nel determinare il reddito degli immobili, civili e giuridici. Dal 2026 la riforma del Catasto andrà a cambiare il sistema di rilevazione catastale. L’obiettivo, spiega Immobiliare.it, è quello di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo dei terreni e fabbricati. Le tasse, però, aumenteranno oppure no?
Uno dei cambiamenti riguarda appartamenti e uffici. La loro unità di misura infatti non sarà più il vano catastale, ma il metro quadrato. Dunque il valore di ogni singolo immobile sarà dato sulla base di coefficienti di aumento e diminuzione che dipendono da vari fattori. Il Governo dovrà poi prevedere strumenti da mettere a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle Entrate per accelerare la classificazione di immobili. Ma in sostanza, chi pagherà più tasse? Un adeguamento dei valori del catasto a quelli di mercato porterebbe ad un aumento importante a Milano, Roma, Napoli e Torino.