Il ministero dell’istruzione è al lavoro sulla riforma degli Istituti tecnici, ed entro marzo 2023 dovrebbero arrivare tutte le nuove regole. Si tratta, ricorda il sito del Corriere della Sera, di uno dei passaggi previsti dal Pnrr, e le linee generali sono già state inserite nel decreto aiut ter approvato prima del voto da parte del governo Draghi. Obiettivo, rendere gli istituti tecnici, grazie all’autonomia scolastica, legati al territorio, per fare in modo che i giovani studenti possano formarsi alle professioni richieste dall’economia locale, e nel contempo, inserire fra gli insegnanti delle figure provenienti dal mondo del lavoro e dell’impresa.
Fino ad oggi l’idea di aprire le scuole superiori a professori che vengono dalle imprese è sempre stata stralciata, ricorda ancora il quotidiano di via Solferino, ma sembreremmo essere di fronte alla svolta decisiva. Nella riforma già approvata si prevede un’elasticità di insegnamento, e oltre all’attività di laboratorio è contemplata «la metodologia didattica per competenze, caratterizzata dalla progettazione interdisciplinare e dalle unità di apprendimento, nonché aggiornare il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente e l’incremento degli spazi di flessibilità».
RIFORMA ISTITUTI TECNICI: I DATI SULLE ISCRIZIONI
Il ministro Valditara vuole puntare molto sugli istituti tecnici, ritenendo sbagliata la corsa vero i licei che era scattata in particolare nel 2008, dopo la riforma scolastica del centrodestra. A settembre 2022, gli iscritti ai licei erano ancora in maggioranza, 56.6 per cento, ma comunque in discesa di un punto rispetto al settembre di un anno fa, ed il calo si è registrato in particolare presso lo scientifico tradizionale e il linguistico.
In contemporanea sono salite le iscrizioni agli istituti tecnici, giunte al 30.7 per cento, e a quelli professionali, passate dall’11.9 al 12.7 per cento. Nella riforma, Valditara punta anche ad ottenere un percorso a tre tappe negli istituti tecnici, ognuna delle quali permette di ottenere una certificazione, come una sorta di diploma: si tratto di una misura che permette di non lasciare senza alcun “titolo” gli studenti che decidono di abbandonare la scuola prima del quinto anno, e quindi senza un diploma.