L’ANALISI DI CAZZOLA SU OPZIONE UOMO
In un articolo pubblicato su startmag.it, Giuliano Cazzola spiega che “se Opzione donna ha un po’ di senso a tutela delle lavoratrici, destinate in grande prevalenza ad attendere i requisiti della pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 di contribuzione) per poter cessare l’attività lavorativa, dal momento che incontrano notevoli difficoltà, per tante ragioni comprensibili, ad accumulare consistenti periodi di servizio, necessari per le varie fattispecie di anticipo, lo stesso ragionamento non vale per un’eventuale ‘opzione uomo’, perché si tradurrebbe in una nuova uscita anticipata, in aggiunta a tutte le altre col pretesto della c.d. flessibilità, per una platea consistente di soggetti interessati, per la posizione che gli uomini (delle generazioni del baby boom) hanno avuto nel mercato del lavoro, dove sono entrati presto e rimasti a lungo, con rapporti stabili e continuativi che hanno consentito di raggiungere la soglia del trattamento anticipato in età da anziani/giovani”.
INPS “RIFORMA PENSIONI NELLA DIREZIONE GIUSTA”, MA CON LO STOP DALLA CGIL
Secondo la visione del Presidente Inps Pasquale Tridico, il progetto di riforma pensioni lanciato da Fratelli d’Italia (già ridenominato “Opzione Uomo”) potrebbe andare nella direzione giusta: «credo che siano tutte orientate a un principio giusto, ovvero quello di garantire una certa flessibilità in uscita, rimanendo ancorati tuttavia la modello contributivo», ha spiegato il n.1 dell’Inps ai cronisti, «quota 58-59 anni con 35 di anzianità per gli uomini con assegno basso? Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi, se si va in questa direzione, si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava facendo».
Se c’è un Inps positivo sulla riforma pensioni 2022-2023, c’è anche un sindacato come la Cgil che frena immediatamente non considerando positiva la proposta del Centrodestra per superare la legge Fornero: «Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile», ha spiegato il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, che poi aggiunge «”Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico. Credo poi – conclude il sindacalista all’assemblea dei delegati Fillea-Cgil a Milano – che ci sia un altro tema di fondo per dare un futuro pensionistico a tutti i lavoratori: bisogna combattere la precarietà». (agg. di Niccolò Magnani)
LA SPINA NEL FIANCO DEL NUOVO GOVERNO
Il Sole 24 Ore ricorda che il post-Quota 102 sarà “la vera spina nel fianco previdenziale per il nuovo governo di centrodestra che si formerà nei prossimi giorni”. Lega e sindacati vogliono evitare il ritorno “alla legge Fornero in versione integrale” attraverso Quota 41, ma “questa misura non è indicata dal programma comune del centrodestra, che però prevede il ricorso a forme di flessibilità in uscita”. Resta il fatto che Quota 41, secondo l’Inps, “costerebbe non meno di quattro miliardi il primo anno (circa dieci miliardi a regime). Un onere che non appare compatibile con il quadro di finanza pubblica delineato dalla Nadef. Che di fatto lancia l’allarme sull’ impennata della spesa pensionistica (+7,9% il prossimo anno) soprattutto a causa dell’ indicizzazione degli assegni al caro vita da far scattare a gennaio”. Forse anche per questo il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ospite di Mezz’ora in più ha detto: “Oggi abbiamo una urgenza, quella energetica, tutte le risorse le dobbiamo concentrare lì. Poi ci sarà tempo e modo per affrontare i temi della flat tax o delle pensioni”.
LE RICHIESTE DI FISH E FAND
È iniziata una nuova legislatura e Fish e Fand evidenziano che in tema di interventi a favore delle persone con disabilità “le sfide sono tante e sempre più urgenti. Dai decreti attuativi della Legge Delega al Governo in materia di disabilità al monitoraggio degli impegni assunti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dall’aumento delle pensioni di invalidità alla lotta alla segregazione e un maggiore sostegno alle persone con disabilità per la loro autodeterminazione e la vita indipendente”. Intanto Cesare Damiano, intervistato dal Notiziario Inca Online, spiega che le conclusioni della Commissione tecnica sui lavori gravosi da lui presieduta un risultato l’ha avuto, “ossia, l’allargamento dei mestieri inclusi nell’Ape sociale, compiuto utilizzando la graduatoria proposta dalla Commissione lavori gravosi che ho presieduto presso il Ministero del Lavoro”. Secondo l’ex ministro del Lavoro, “l’Ape sociale, insieme ad Opzione Donna, deve essere resa strutturale e non più rinnovata di anno in anno”.
RIFORMA PENSIONI, L’IPOTESI DI OPZIONE UOMO
Secondo quanto riporta Repubblica, Giorgia Meloni per la riforma delle pensioni starebbe pensando a “Opzione uomo”, “ovvero la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo, come già accade per Opzione Donna”. Tuttavia, “dovrà vedersela con Quota 41 spinta dalla Lega. E con il taglio implicito in Opzione: fino a un terzo dell’assegno, perché si esce prima e perché c’è il ricalcolo”. Ma non bisogna dimenticare la posizione dei sindacati, perché, come ricorda lo stesso quotidiano romano, “Meloni ha promesso ‘concertazione’ prima delle decisioni”. E Cgil, Cisl e Uil difficilmente si accontenterebbero di Opzione uomo, soprattutto per la penalizzazione che comporterebbe per i pensionati.
IL PESO DEL RICALCOLO DELL’ASSEGNO
“Alcune simulazioni fatte per Repubblica da smileconomy raccontano che Opzione Uomo taglia gli assegni dal 13 al 31%, nei tre esempi. ‘Pesa il ricalcolo contributivo degli anni retributivi pre-1996’, spiega l’economista Andrea Carbone. ‘Di più però gli anni anticipati: prima esci, meno prendi’. Cgil, Cisl e Uil lo sanno, perché le donne hanno subito tagli anche del 35%. Motivo per cui la misura non ha avuto molto successo”. Non resta che attendere una presa di posizione della Presidente di Fratelli d’Italia, che viene anche chiesta da Carlo Calenda. Il leader di Azione, nel corso dell’HuffPost Day, come riporta l’Huffington Post, ha infatti detto: “Alcuni elogiano il silenzio di Giorgia Meloni, io no. Cosa farà il prossimo governo sulle pensioni, sulla flat tax, sulla Fornero, sulla delega fiscale?”.
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