I TEMPI SI ALLUNGO PER LA RIFORMA PENSIONI
Come riporta finanza.com, “arriva un’importante svolta per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Marina Calderone, Ministro del Lavoro, ha deciso di costituire un Osservatorio, il cui compito principale sarà quello di andare a valutare l’eventuale fattibilità dei nuovi interventi previdenziali. Una novità, però, che potrebbe determinare un allungamento dei tempi”. In particolare, “il ministro Marina Calderone ha introdotto una vera e propria novità, per quanto riguarda le pensioni: ha istituito una nuova task force, il cui compito sarà quello di fornire direttamente al Governo gli elementi essenziali per poter procedere con la riforma previdenziale”. “La notizia buona, comunque, è che la riforma delle pensioni dovrebbe essere ad un vero e proprio punto di svolta: uno dei primi compiti di questo nuovo Osservatorio sarà quello di definire il dopo Quota 103, che, come molti ricorderanno, è destinato a chiudersi con il 31 dicembre 2023”, aggiunge Pierpaolo Molinengo.
IL PROBLEMA DEMOGRAFICO
Come viene spiegato dal sito del Fatto Quotidiano, il nuovo numero del mensile FQ MillenniuM affronterà un tema importante che ha risvolti nel dibattito relativo alla riforma delle pensioni. Infatti, verrà raccontato “come sarà l’Italia del 2050 partendo dalle proiezioni dell’Istat sull’andamento della popolazione, data la perdurante crisi della natalità. Un Paese con tre anziani per ogni giovane e cinque milioni di abitanti in meno, dove sarà difficile coprire molte posizioni lavorative (iniziamo a vederlo già oggi), nonché garantire le pensioni, l’assistenza e le cure mediche. E dove gli squilibri territoriali si aggraveranno, con un Sud che perderà più abitanti rispetto al Centro e al Nord e i piccoli borghi, soprattutto nelle aree interne, tenderanno a desertificarsi più in fretta. L’immigrazione non sarà comunque sufficiente a bilanciare l’emorragia di giovani, e comunque andrà gestita in modo più efficiente rispetto a oggi”.
LE PAROLE DI SBARRA
Luigi Sbarra evidenzia che “senza il rilancio di salari e pensioni si strappa la coesione sociale e si blocca anche l’economia del Paese, frenando i consumi”. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, il Segretario generale della Cisl aggiunge che “bisogna valorizzare le relazioni industriali e puntare a una riforma fiscale realmente redistributiva, assicurando anche il riscatto degli assegni pensionistici”. Il sindacalista sottolinea poi la necessità di “riprendere subito il confronto con il governo. Dobbiamo parlare con le persone che noi rappresentiamo, ragionare sui contenuti delle nostre priorità e rivendicazioni nei confronti del Governo e anche delle imprese. Vogliamo rappresentare la debolezza, per non dire l’assenza, di relazioni sindacali con il Governo. Abbiamo bisogno di risposte chiare sui tavoli aperti e finora inconcludenti su pensioni e sicurezza sul lavoro, sul rilancio della sanità pubblica, sulla non autosufficienza, sulle politiche industriali, sull’utilizzo efficace e rapido dei fondi del Pnrr”.
L’ATTESA PER IL MESSAGGIO INPS
Avvenire ricorda che “l’Inps ha programmato un aumento extra da liquidare a molti pensionati al minimo” sulla base delle disposizioni della Legge di bilancio 2023 e che l’Istituto nazionale di previdenza sociale “avvertirà con un prossimo messaggio il concreto pagamento del bonus in banca o alla posta, si presume sulla rata di maggio, con l’aggiunta degli arretrati dallo scorso gennaio o dalla decorrenza della pensione se successiva”. Come ricorda finanza.com, l’Inps ha anche comunicato che “fino ad un importo pari a 1.007 euro al mese le pensioni non possono essere pignorate. Nel 2023 è stato rivisto il limite di pignorabilità degli assegni previdenziali collegati direttamente all’assegno sociale”. Questo nuovo limite “risulta essere efficace dallo scorso 22 settembre 2023, da quando il minimo vitale è passato da una volta e mezzo a due volte l’assegno sociale, che corrisponde appunto a 503,27 euro dallo scorso mese di gennaio 2023”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO
Dopo l’udienza con il Papa, Pasquale Tridico è intervenuto a Radio Vaticana – Vatican News, spiegando che il sistema pensionistico italiano “è a ripartizione ed è stato fondato all’indomani della Seconda Guerra mondiale secondo un principio universalistico per cui i lavoratori di oggi pagano le pensioni dei pensionati di oggi e anche di domani. Se non c’è questo patto sociale i due contenitori, ovvero i lavoratori attivi e i pensionati, non si reggono. Da cosa sono determinati i lavoratori attivi in un Paese? Dalle nascite, dalla crescita demografica e dal tasso di occupazione. E il Papa ha voluto sottolineare che servono più nascite. Ha fatto l’esempio straordinario che non possono essere i cagnolini a pagare oggi le pensioni del futuro, ma sono i figli che nascono e poi diventano lavoratori, come è importante avere salari buoni perché domani pagheranno pensioni buone”.
I MESSAGGI DEL PAPA
Secondo il Presidente dell’Inps, questi messaggi del Santo Padre “sono collegati non solo dal punto di vista morale e sociale, ma anche dal punto di vista economico, perché sappiamo che un basso tasso di occupazione restituisce un sistema pensionistico fragile. Così come le retribuzioni a nero è un altro elemento su cui il Pontefice si è soffermato. Non pagare le contribuzioni, l’evasione fiscale e contributiva da parte delle aziende, vuol dire sostanzialmente non riuscire a fare emergere contribuzione per 3,2 milioni di lavoratori che non avranno la pensione nel futuro e quindi saranno anziani poveri”. Tridico ha aggiunto che Francesco ha “dato indicazioni specifiche per le dipendenze tra generazioni sul modello della ripartizione, sono cose che confermano una profondità e competenza straordinarie”.
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