Riforma pensioni 2023/ Verso quota 41 per tutti: dove sono le coperture?
Riforma pensioni 2023, entro due settimane il nuovo incontro tra governo e sindacati verso una quota 41 per tutti: ma costerebbe 27 miliardi all’anno

La prima seduta di incontro tra governo, ministero del lavoro e parti sociali si è già tenuta lo scorso 19 gennaio 2023, ma nessuno è riuscito a raggiungere ad una soluzione per quanto concerne la riforma pensioni 2023. L’obiettivo del Governo è ambizioso: promuovere una legge strutturale sulle pensioni che vada verso quota 41 per tutti. Quello che non è chiaro a nessuno è dove si troveranno le coperture?
Riforma pensioni 2023: le parti sociali ed i sindacati sperano nell’incontro del prossimo 8 febbraio 2023
Il governo ha deciso di affrontare gradualmente la scrittura di una legge strutturale sulle pensioni, ma si pensa che qualsiasi intervento possa non essere risolutivo e, infatti, il primo incontro è già naufragato. I sindacati ripongono dunque le loro speranze nell’incontro del prossimo 8 febbraio 2023. Ma in sostanza di cosa si discuterà? Se abbiamo visto che opzione donna potrebbe essere modificata aumentando addirittura di due anni la exit lavorativa, ape sociale ancora deve essere affrontata con serietà.
L’ipotesi dell’ex ministro Orlando era quello di aprire ad una strutturalità di entrambe le misure e, per quanto concern Ape sociale, un vero e proprio ascensore per tutti coloro che non hanno mai avuto un riferimento previdenziale strutturale di medio termine e che hanno subito, per cause economico-sociali, una discontinuità contributiva, poteva essere anche molto vantaggioso.
Riforma pensioni 2023: dove si troveranno le coperture per quota 41?
Allo stesso tempo, sia il Ministro Marina Calderone a capo del dicastero del lavoro e sia Giorgia Meloni, si dicono intenzionate a dare agli italiani la prima vera riforma strutturale dopo la legge Fornero che intendono superare. Superare, appunto, non cancellare perché come ha detto l’ex ministro Fornero, è una legge che consentirà agli italiani di accompagnare il sistema previdenziale nella totale conversione al contributivo puro.
Ma se la risposta del governo è una quota 41 per tutti, allora bisognerà comprendere che questa potrebbe essere insostenibile per le casse statali. Infatti costerebbe 27 miliardi di euro all’anno. per avere un metro di paragone, basti pensare che il Reddito di cittadinanza è costato in 3 anni 19,6 miliardi di euro. Mentre l’attuale quota 103, comporterà allo stato una spesa massima di 1 miliardo di euro, ma la spesa netta sarà massimo di 756 milioni con un minimo stimato a 250 milioni. Infatti non tutti vorranno accedere.
Ancora oggi la proposta maggiormente realizzabile è quella porposta da Pasquale Tridico nel 2022: una pensione a due velocità, con un assegno ridotto fino ai 67 anni e poi un assegno pieno.
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