La verità sulla riforma pensioni 2026 è che non potrà esser privata dell'aumento pensionabile. Il Governo però, starebbe commettendo un errore.
Ancora una volta la riforma pensioni 2026 il focus è sull’uscita anticipata. Il problema in Bilancio è sempre lo stesso: poche risorse finanziarie a disposizione, o comunque “insufficienti” per poter congelare il rialzo dell’età pensionabile.
A proposito di quest’ultimo punto è importante sottolineare che le premesse non sono “rosee”, infatti congelare il rialzo è impossibile, per questo il Governo vorrebbe concedere tale possibilità a “pochi eletti”.
Riforma pensioni 2026 con adeguamento “standard”
La riforma pensioni 2026 non potrà esser priva dell’adeguamento e della proporzione tra le aspettative di vita e le condizioni minime da soddisfare. Questo perché – come molti Paesi europei – il sistema previdenziale ha una maggior sostenibilità legata proprio a questo meccanismo.

Anche perché se la vita media aumenta, inevitabilmente anche per l’INPS sarà un costo in più. Già oggi per il solo blocco ci vorrebbero circa 8 miliardi di euro, tanto che l’esecutivo mira ad applicare delle restrizioni risparmiando un bel po’ di soldi.
I “fortunati” potrebbero essere i 64enni (o comunque chi li compie prima del 31 dicembre del prossimo anno), i quali potranno beneficiare dell’esenzione dell’aumento dell’età pensionabile (secondo le stime provvisorie altri 3 mesi in più).
Un “errore” dal Governo?
Le prime supposizioni ci fanno pensare che il Governo Meloni stia sbagliando mossa, perché bloccando l’aumento ai lavoratori di 64 anni si penalizzerebbe chi ha iniziato la propria attività “prima”, permettendo invece di beneficiare a chi avrebbe cominciato dopo.
E a darne conferma sono i dati, perché lo scorso anno il 90% di chi ha goduto dell’anticipo previdenziale, era proprio under 64. Insomma un effetto boomerang forse non previsto, dato che non avrebbe senso bloccare l’aumento a chi è già vicino alla vecchiaia.
Un’idea simile sarebbe difficile se non impossibile da poter difendere, anche la Lega non potrebbe sostenere una tesi che va contro i lavoratori vicini al pensionamento per “vecchiaia”. Anche perché sarebbe un controsenso rispetto all’ideologia di approvare la Quota 41 flessibile e per tutti.
