Sulla riforma pensioni 2026 si prospetta un abbassamento della rivalutazione straordinaria, con conseguenti "penalizzazioni".
Sulla riforma pensioni 2026 ci sono una serie di perplessità da dover chiarire, e ora la manovra è al vaglio con tanti dubbi e incertezze. Naturalmente in base alle decisioni potrebbero cambiare gli importi da corrispondere sui cedolini.
Attualmente sappiamo che il prossimo anno dovrebbe esser confermata la rivalutazione straordinaria, un potenziale incremento sugli assegni “più poveri” e il meccanismo di rivalutazione proporzionata al costo della vita (sono state pubblicate le prime stime piuttosto ingenti).
Riforma pensioni 2026 con nuove rivalutazioni?

Al momento la riforma pensioni 2026 dovrebbe prevedere un leggero rincaro proprio grazie al sistema di perequazione, nonché quel meccanismo che permette di contenere i danni dell’inflazione al fine di mantenere intatto – o quasi – il potere d’acquisto.
Ai dati attuali l’inflazione prevista per l’anno prossimo dovrebbe aggirarsi sull’1,7%. Salvo delle eccezioni il meccanismo ammette la rivalutazione al 100% per i cedolini entro e non oltre 2.413,60€ lordi mensili, per poi abbassarsi al 90% su cifre comprese tra i 2.413,60€ e 3.017€, ed infine al 75% per la quota che supera quest’ultima parte.
Allo scopo di abbassare i costi pubblici il Governo potrebbe replicare la strategia adottata due anni fa, ovvero limitare la rivalutazione o annullarla completamente per i trattamenti previdenziali ritenuti “più alti” rispetto alla media.
Cambiamenti sulla rivalutazione straordinaria
Nel 2026 anche la rivalutazione straordinaria potrebbe cambiare. Nello specifico potrebbe esser necessario ridurre l’incremento – oggi al 2,2% – e portarlo all’1,5%.
Ma Forza Italia non ci sta, e spera che le sue ideologie di mantenere la stessa percentuale odierna possano trovare spazio in Bilancio, visto che con questa variazione anche i cedolini risulterebbero inferiori (sulla pensione minima l’incremento sarebbe di appena 6,19€ mensili).
Un’idea quella di lasciare il 2,2% più sostenibile rispetto alla volontà di quando era in vita Berlusconi di portare i trattamenti minimi a 1.000€ al mese.
L’effetto del taglio fiscale
Grazie al recente taglio IRPEF previsto nella prossima manovra di Bilancio, anche i pensionati con un cedolino medio alto potrebbero ricevere un aumento grazie alla riduzione della tassazione. Il massimo risparmio ottenibile dovrebbe aggirarsi sui 53€ mensili.
Mentre su cifre lievemente inferiori la convenienza conseguenzialmente si abbasserebbe a 36€ e 20€ (fino ad annullarsi completamente sugli scaglioni che arrivano a 28.000€).
