La riforma pensione 2026 potrebbe cancellare la Fornero, con evidenti difficoltà e possibilità in base alla propria posizione.
Le indiscrezioni sulla riforma pensione 2026 ci fanno supporre che la Fornero possa esser rimossa. Tuttavia ci sono alcune considerazioni utili da dover fare, come ad esempio la fattibilità della manovra e la reale capacità in termini economici.
In realtà la Riforma Fornero potrebbe esser accantonata soltanto per una platea di beneficiari ridotta, mentre altri contribuenti dovranno continuare ad utilizzarla. L’idea – e soprattutto il desiderio – comune è di riuscire ad abbandonare il lavoro anticipatamente.
Come andare in pensione nel 2026: le possibilità
Sulla riforma pensioni 2026 esistono svariate possibilità, ma soprattutto tesi. Innanzitutto è possibile che la rivalutazione straordinaria venga ridotta, mentre la vecchiaia (a fronte sempre della Fornero), potrebbe richiedere 3 mesi in più.
In Bilancio si parla anche di una ipotetica Quota 89, che consisterebbe nell’uscita anticipata di 3 anni, potendo dunque pensionarsi a 64 anni.
Oppure – tra le varie proposte – si parlerebbe di sostituire la Quota 103 e introdurre Quota 41 per tutti, permettendo ai cittadini di andare in stato di quiescenza con 41 anni di contributi previdenziali e l’età anagrafica pari a 62 anni.
La formula “Quota 41 per tutti”
L’opzione Quota 41 per tutti è più conveniente rispetto al ricalcolo al 100% dei contributi, che penalizzerebbe significativamente il cedolino pensionistico finale. La soluzione attuale prevede un taglio rispettivamente al 2%, al 4% e fino ad un massimo del 10%.
L’uscita con questa soluzione dovrebbe prospettarsi con un anticipo medio di 22 mesi.
Uscita a 64 anni
Una delle tendenze più comuni del momento è l’uscita a 64 anni. Con quest’idea si abolirebbe la restrizione inerente agli anni contributivi, riservata esclusivamente a coloro che hanno iniziato a versarli dopo l’anno ’95 (post 31 dicembre).
Attenzione però a parlare di “effettivo superamento della Fornero“, che si discuterebbe soltanto nei confronti di chi ha un cedolino più alto di ben 3 volte rispetto all’assegno sociale (ad oggi poco più di 1.600€ mensili), e chi ha pagato oltre 25 anni di contributi.
L’alternativa per poter maturare il requisito sarebbe far maturare il TFR come rendita previdenziale, e rinunciare al suo percepimento alla fine dell’attività lavorativa.