RIPRESA?/ Lo sblocco della domanda che aiuta Pil e occupazione
Ci si preoccupa molto del futuro del lavoro. Se si riuscirà a sbloccare la domanda allora si potrà consentire una crescita dell’economia e dell’occupazione

C’è il futuro del progresso economico che interroga tutti. Quelli del World economic forum, pur essi interrogati, auspicano: il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e sarà necessario delineare nuovi modelli di lavoro sani, per incanalare tale cambiamento nella creazione di mercati del lavoro più forti, e garanzie sufficienti. La creazione di posti di lavoro era in cima all’agenda di ogni Paese anche prima dell’avvento del Covid-19 e della relativa devastazione economica, insieme alla definizione delle politiche intese ad aiutare sia i lavoratori che i loro datori di lavoro. Gli approcci di maggior successo dovranno tenere conto dei mutamenti demografici e dei ruoli lavorativi in evoluzione e faranno leva sulle interruzioni come mezzo per progettare luoghi di lavoro che soddisfino al meglio le esigenze di tutti
Voi del Wef che fate auspicio, l’avevo già detto: vabbè lo ridico! Dunque, si deve mettere “prima il lavoro”, poi “aiutare sia i lavoratori che i loro datori di lavoro”, infine “progettare luoghi di lavoro che soddisfino al meglio le esigenze di tutti”? Già, che ci vuole? Prima però occorre aggiustare il tiro. Datori di lavoro loro, dite? Datori sì… non creatori. Crea il lavoro chi, con la spesa, acquista il già prodotto e consumandolo ne consente la riproduzione; solo dopo si potrà dare quell’occupazione che, con il lavoro, farà merce nuova.
Quanto al dover aiutare lavoratori e datori: già fatto! Da pressappoco 60 anni, seppur affrancati dal bisogno, circuiti da tecniche e politiche di reflazione, vieppiù con un debito oltre ogni ragionevole dire! Progettare, infine, luoghi di lavoro? Oh, beh… magari ristrutturare quelli che già ci sono? Il luogo del Mercato per esempio, là dove viene generata la ricchezza, se quelli che vi lavorano possono svolgere compiutamente il ruolo che spetta loro: produzione e consumo.
Giust’appunto, se mal funziona occorre liberarlo dagli impacci che impediscono di fare il prezzo giusto del valore, consegnato dalle parti nello scambio: il valore della domanda, per esempio, la sola merce scarsa sul mercato.
Aggiustato il valore, si aggiusta quel potere d’acquisto che, con la spesa, crea il lavoro che si auspica fornendo le imprese del denaro per poterlo adeguatamente remunerare. Sì, miei cari del Wef, funziona così!
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