Roberta Bellesini, moglie di Giorgio Faletti, ha dichiarato: "Aveva paura che dei suoi libri non si sarebbe ricordato nessuno"
“Chissà, forse per via di storie con ambientazione complessa – ha risposto lei –. Io uccido si svolge tutto a Montecarlo, mica facile girare là. Ma ne uscirà una serie, anche se ormai sono scaramantica. Ne parlerò solo guardando i titoli di coda”. Intanto, c’è “Appunti di un venditore di donne”, che si preannuncia un successo, visto che, a detta di Bellesini, non c’è una sola virgola del film che non restituisca la voce e le atmosfere di Giorgio, quella Milano da bere che viveva solo di notte.
ROBERTA BELLESINI, MOGLIE DI GIORGIO FALETTI: “IL FILM È IN PARTE AUTOBIOGRAFICO”
A “La Repubblica”, Roberta Bellesini ha confessato che perGiorgio Faletti “Appunti di un venditore di donne” significava moltissimo, in quanto era la sua prima storia italiana e rappresenta una vicenda in parte autobiografica, perché Giorgio lasciò Asti per Milano alla fine degli anni Settanta per lavorare nel cabaret con Ezio Greggio, Boldi e Teocoli, suoi grandi amici. Era il mitico Derby di Gaber e Cochi e Renato, che nel film diventa l’Ascot. Un mondo incredibile, ma frequentato anche dalla mala: “Mi diceva di avere conosciuto il boss Francis Turatello, che andava al Derby per divertirsi – ha rivelato la donna –. Giorgio sperava che il romanzo lo facesse entrare nel gotha dei giallisti italiani, e che si smettesse di dire che i suoi noir erano scritti da un ghost writer americano, magari il suo amico Jeffery Deaver”.
Secondo Roberta Bellesini, “Appunti di un venditore di donne” colloca Giorgio Faletti tra i grandi del genere, come Scerbanenco e Umberto Simonetta. “Mio marito ha venduto dieci milioni di libri, eppure era sempre insicuro, un perfezionista esagerato. E quando si ammalò, temeva l’oblio più della morte. Aveva paura che dei suoi libri non si sarebbe ricordato nessuno e nei primi due anni senza Giorgio questo era anche il mio incubo. Poi ho capito che lui è sempre amato, letto e seguito”.
ROBERTA BELLESINI: “NESSUNO SCOMMETTEVA SU GIORGIO FALETTI SCRITTORE”
Roberta Bellesini, ai colleghi de “La Repubblica”, ha poi detto che quando Giorgio Faletti fece il suo ingresso nel mondo letterario, qualcuno disse: “Questo qui fa ridere, canta, recita, cosa vuole ancora?”. Lui ne soffriva, ma intanto scriveva: “Dopo ogni suo romanzo mi ripeteva: ‘Roberta, non saprò più scrivere una cosa bella come questa’. E invece ci riusciva”. Il primo film, purtroppo postumo, tratto da un suo libro, contiene secondo la donna tutto l’essenziale, l’anima e la sostanza del romanzo, le sue storie parallele. Anche se è inevitabile ridurre, il regista Fabio Resinaro ha saputo distillare quanto non doveva essere perduto.
Infine, un commento da lettrice sui personaggi che Giorgio Faletti tratteggiava e includeva nei suoi capolavori letterari: “Erano sempre sfaccettati, un altro aspetto che il film rende bene. Daytona esisteva davvero, mio marito ne parlava spesso: è interpretato mirabilmente da Paolo Rossi, così stralunato e stropicciato. Ecco, qui si percepiscono intensità e amore per una bella storia. Si fissa il buio, e rimane intatto lo sgomento di allora”.