Sono le 12:56 del 26 novembre 2012, Roberta Ragusa è scomparsa da 10 mesi, quando al telefono della cugina Sonia Alpini, cui Roberta era legatissima, arriva questo messaggio: “Aiuto!“. Chi lo ha inviato? E a chi appartiene il cellulare? Sonia, che non ha il numero in rubrica, pensa inizialmente ad un numero civetta, uno di quelli che scalano soldi a chi risponde. Poi però, come ricostruito da Quarto Grado, telefona alla sorella Giovanna per confrontarsi, scoprendo che anche al marito è arrivato lo stesso messaggio. Le cugine ipotizzano possa trattarsi di Adriana, zia loro e di Roberta, all’epoca ricoverata in una struttura sanitaria di Navacchio, nei pressi di Gello. Secondo Sonia, il telefono avrebbe dovuto comprarglielo Antonio Logli in qualità di amministratore del suo denaro. Quando si reca a trovarla, però, Sonia scopre che la zia non ha alcun telefono. Ma allora a chi appartiene quel numero? E soprattutto: chi ha chiesto aiuto?
Roberta Ragusa, quel misterioso messaggio d’aiuto
I carabinieri svolgono alcune verifiche e accertano che l’utenza del numero da cui è arrivata la richiesta di aiuto è intestata proprio ad Antonio Logli, ma lui nega, sebbene risulti che il 26 novembre l’uomo o qualcuno con il suo documento abbia riattivato quella Sim. Secondo la difesa di Logli sarebbe stata proprio Roberta Ragusa a fuggire e a portare via con sé il telefono; ma non si può escludere che si sia trattato proprio di un depistaggio dello stesso Logli per avvalorare questa tesi. Nei suoi appunti, spiega Quarto Grado, Antonio Logli chiama in causa persino Rosa e Olindo della strage di Erba, che non sono stati ritenuti credibili quando hanno cambiato versione sull’accaduto. Allo stesso modo, dice Logli, anche il supertestimone Loris Gozi non sarebbe da ritenere credibile. Eppure quell’interrogativo resta: chi ha fatto partire quel messaggio d’aiuto? E perché?