Il terzo stupro in una decina di giorni. Venerdì una ragazza italiana di origini croate è stata violenta da alcuni cittadini somali che avevano trovato rifugio nella sede dell’ex ambasciata somala a Roma assieme ad un altro centinaio di connazionali.
Una settimana prima una studentessa spagnola di 23 anni aveva subito violenza a Trinità dei Monti, nei pressi di Piazza di Spagna, tra due auto in sosta mentre qualche giorno prima la stessa sorte era toccata ad una turista statunitense di 27 anni, aggredita da un romeno senza fissa dimora, e poi arrestato, in una cabina elettrica a Villa Borghese.
La ragazza stuprata venerdì, una diciottenne, era uscita di casa in seguito ad una discussione con i genitori. In stazione Termini aveva incontrato un uomo con il quale aveva consumato degli alcolici. Insieme erano andati nel palazzo abbandonato di via dei Villini, di proprietà dello stato somalo. Lì sono arrivati altri due uomini, e il gruppo ha abusato della giovane. La ragazza intorno a mezzanotte è riuscita a fuggire. Senza scarpe e pantaloni e in lacrime, ha chiesto aiuto ai passanti di via Nomentana, poco distante dall’ex ambasciata. Una donna di origini sudamericane ha chiamato il 113 e la ragazza è stata portata all’ospedale Umberto I. I tre uomini sono stati denunciati e arrestati. Uno di loro è stato rilasciato.
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L’ennesimo episodio del genere, nella Città eterna, secondo alcuni comporterà il rischio di psicosi collettiva. Non le pensa così lo psichiatra Alessandro Meluzzi, secondo il quale «a Roma non ci sono più stupri che nelle altre città, basta confrontare i dati statistici». Meluzzi, inoltre, è convito del fatto che, in molti casi, specialmente in quest’ultimo, «sarebbe bastato un comportamento più prudente» per evitare il peggio.
«Andare a bere in stazione Termini con uno sconosciuto e seguirlo in un rudere abitato da extracomunitari – spiega – è un comportamento ad altissimo rischio». Certo, è vero che l’amministrazione comunale, per prevenire tali reati può e deve «aumentare la sicurezza». Ma di fronte all’assenza di prudenza, «non basterebbe un battaglione di poliziotti».
In ogni caso, lo psichiatra non ha dubbi: «l’ex ambasciata va sgomberata. E’ pericolosissimo lasciare zone di “franchigia”, per la convivenza civile. Permettere che centinaia di persone vivano abbandonate nell’illegalità è irresponsabile».