Sembra proprio che il progetto del registro delle unioni civili non voglia andare in porto. Nè a Milano, dove il Sindaco Giuliano Pisapia non riesce a metter d’accordo la sua maggioranza sulla proposta di un registro che riconosca le coppie di fatto, né a Roma. Nella capitale, infatti, proprio oggi il Consiglio del Municipio XV ha bocciato la proposta di iniziativa popolare in sostegno alle nuove forme familiari. Eppure il Municipio aveva approvato una mozione in cui chiedeva al mini-Sindaco, Gianni Paris, l’istituzione di un apposito registro. Nonostante il duro scontro, interno soprattutto alla maggioranza di centrosinistra, e le proteste in aula da parte dell’opposizione, il documento era passato. Il registro, però, non ha resistito nemmeno una settimana: la proposta di iniziativa popolare, primo passo attuativo di quella mozione, è stata oggi bocciata dal Consiglio. Nonostante il parere contrario degli uffici che rimandava alla normativa nazionale la competenza della materia, il progetto è stato portato al voto e non ha avuto il sostegno della maggioranza di centrosinistra, che ha registrato parecchie defezioni, e ha incassato il voto contrario dell’opposizione. La consigliera del Partito Democratico, Mimma Alfonzo Miani, non vuol parlare di defaillance della maggioranza, ma di un piccolo incidente di percorso dovuto ai problemi di numero. E puntualizza che quella di oggi è stata un’opportunità per correggere, in futuro, quei punti contenuti nella mozione che appaiono ancora farraginosi. “Il documento sul registro delle coppie di fatto – dice l’esponente del Pd – era, in realtà, una mozione di iniziativa popolare proposta dal consigliere Maggi del Partito Radicale e a cui, in commissione, avevamo dato parere favorevole più che altro per dare un segnale politico: era stata, infatti, ritenuta poco idonea nel contenuto”. Una mozione, secondo Miani, temporaneamente decaduta ma non bocciata. “Sicuramente verrà riproposta in aula”, garantisce Miani.“Lo stesso esperimento – dice il consigliere del Pdl, Augusto Santori – è stato già fatto dai Municipi X e XI con risultati mediocri, dal momento che si parla al massimo di dieci adesioni”.
Per Santori, il registro è semplicemente “un’iniziativa ideologica e strumentale”. “Non vorrei entrare nel merito del fatto – continua il consigliere Pdl – che sposarsi in maniera religiosa o civile resta, comunque, il miglior modo per assumersi le proprie responsabilità. Ma tengo a sottolineare che, oggi, una coppia di fatto riscontra diverse criticità, ad esempio, per ciò che riguarda lasciti testamentari o in fatto di casi di cura per alcune malattie. E immagino siano questi i motivi che spingono due persone che desiderano vivere insieme, senza essere sposati, ad aderire a questo tipo di registro. Peccato che quest’ultimo non risolva nessuna di queste questioni: non offre alcun tipo di beneficio a chi decide di non sposarsi”. “Ad oggi – continua Santori – persino all’interno del Parlamento si riscontrano grosse difficoltà sull’istituzione di normative che facilitino le coppie di fatto, per via di durissimi scontri all’interno delle stesse coalizioni: mi riferisco, in primis, al centrosinistra, dove il dibattito è spesso molto aspro e porta le polemiche a toni esagerati. Non riesco a capire come sia possibile trovare un accordo a livello municipale e ciò che è successo oggi ne è la prova. Fra l’altro, a livello locale, non c’è alcun tipo di competenza giuridica”. Un problema non solo politico ma anche finanziario: “Senza contare il fatto che il registro comporterebbe- afferma ancora Santori- che dipendenti e strutture comunali vengano impegnati in un ufficio completamente inutile dal punto di vista pratico”.