Non sono, al momento, del tutto chiare le intenzioni della presidente del Lazio, Renata Polverini. Dopo lo scandalo scoppiato in seguito alla scoperta dell’utilizzo che il consigliere Francesco Fiorito, tesoriere laziale, faceva dei soldi pubblici, e dopo aver minacciato le dimissioni, sembrava che, oggi, fosse in procinto di dar seguito alle intenzioni. Le voci, tuttavia, di un imminente annuncio sono rientrate. Ci sarebbe dovuta essere una conferenza stampa che, alla fine, non c’è stata. Contestualmente, sembra che l’ipotesi non sia stata per nulla scartata e che diversi esponenti del Pdl e dell’Udc stiano cercando di farle cambiare, in questi momenti, idea. I centristi del consiglio regionale, in particolare, hanno auspicato che, al più presto, smentisca e confermi, invece, l’impegno che un milione e mezzo di elettori le hanno affidato. Lo stesso Berlusconi avrebbe cercato insistentemente di dissuaderla, chiedendole di prendere tempo, di attendere di capire che piega assumeranno gli eventi e di valutare tutte le opzioni a disposizione. Dal canto suo, dopo l’intervento a Mattino c5 in cui aveva minacciato: «qui la storia la faccio finire io», per tutta la giornata la Polverini non si sarebbe fatta vedere, neppure dai suoi più stretti collaboratori. Sarebbe rimasta chiusa nelle sue stanze a meditare sul da farsi. In mattinata, aveva anche fatto sapere di avere intenzione di incontrare il ministro dell’Interno Cancellieri per discutere, in caso di dimissioni, della fattibilità di elezioni anticipate. Poi, nel pomeriggio, l’ha effettivamente incontrata, discutendo di tempo, modi, procedure e condizioni di eventuali consultazioni anticipate. Eventualmente, in ogni caso, si dovrebbe tornare al voto non prima di 45 giorni dalla rinuncia, e non più tardi di 70. Contestualmente, i gruppi consiliari di sinistra hanno chiesto che la governatrice rompa al più presto gli indugi e rassegni le proprie dimissioni. D’altro canto, non è escluso che la stessa presidente potrebbe essere coinvolta in uno scandalo analogo a quello di Fiorito, detto Batman, che, oltre ad essere tesoriere del Pdl ne è capogruppo in consiglio e, in queste ore, sta venendo interrogato dal procuratore aggiunto Alberto Caperna dal sostituto Alberto Pioletti con l’accusa di peculato.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, anche la Polverini non sarebbe estranea a spese ingiustificabili, quali, tanto per dirne una, l’assunzione del fotografo personale stipendiato con 75mila euro annui.