La canonizzazione di Madre Teresa che avverrà a san Pietro domenica, sarà l’evento più importante dell’intero Giubileo. Lo dice, coi numeri, Greg Burke, alla sua prima conferenza stampa mondiale come direttore della Sala stampa: prima “mondiale” perché la prima formale era stata giovedì scorso alla presentazione di un documento vaticano.
La cerimonia sarà seguita in mondovisione da centoventi reti televisive, seicento giornalisti accreditati, centoventicinque corrispondenti televisivi. Solo dopo l’evento potremo dire quanto è stata la folla, anche se già adesso si può dire che sono stati distribuiti centomila biglietti. Sister Prema, la suora che ha preso il posto di Madre Teresa alla guida del movimento che lei ha fondato, dice che il sorriso della piccola albanese era il miglior dono che Gesù elargiva al mondo; il postulatore Padre Brian Kolodiejchuk sottolinea che era segno di misericordia e Marcilio Haddad Andrino, il miracolato, racconta l’inesprimibile, e cioè la gioia per essere stato guarito da dolorosissimi ascessi cerebrali il giorno prima dell’operazione. La festa per la canonizzazione inizierà domani, con un’udienza ad hoc del Papa e si concluderà lunedì con la prima Messa in cui si chiamerà “santa” Anjezë Gonxhe Bojaxhiu. Quel giorno sarà proprio il 5 settembre, e cioè l’esatto anniversario della sua morte avvenuta a Calcutta il 1997, e verrà celebrata dal numero due del vaticano, il Segretario di Stato Parolin.
Tanto clamore avrebbe fatto piacere a Madre Teresa? Penso di no perché Madre Teresa non amava interviste e riflettori e sarebbe certamente a disagio, oggi, a sapersi oggetto di così tante attenzioni; però neppure in vita le era riuscito di fuggirle, basta pensare al premio Nobel per la Pace.
Per la gente cambierà qualcosa? Un po’ forse sì, ma non molto. Dal 5 settembre Madre Teresa potrà essere chiamata “Santa Teresa” ma sono sicuro che accadrà come con Padre Pio, che tutti continuano a chiamare così. Anche se non è esatto dirlo, l’aggiunta di “san” nel suo caso è solo una questione formale. Perché se la santità è pienezza di Vita, di Amore, di Cristo, lei è santa per tantissimi da quando l’hanno conosciuta. Ed è la santa cattolica per eccellenza. Perché più universale di Madre Teresa e del suo amore c’è davvero ben poco. È stata amore per tanti di tutte le fedi e razze. La sua è una storia globale molto prima di ogni rete globale. Il suo amore si è comunicato in tutto il mondo molto prima di ogni forma di comunicazione elettronica.
Mi venivano questi pensieri quando ieri, in conferenza stampa, raccontavano che domenica verrà inaugurata l’iniziativa “Io c’ero”: una tecnologia per cui, chi ha gli ultimi apparecchi televisivi potrà zoomare sulla folla a andare dalla panoramica generale al volto di ogni singolo partecipante. Mi veniva da pensare che Madre Teresa è social molto prima di internet, perché non c’è stato uomo accanto al quale lei sia passata che non abbia ricevuto un gesto, una carezza, una parola. Se fosse qui ci direbbe che il modo migliore di ricordarla è fare quello che ha fatto lei: amare.
Ripeto, una cosa credo che neanche la giornata della sua canonizzazione riuscirà a ottenere: cambiare il modo di chiamarla. Rimarrà Madre Teresa. La sua santità non ha bisogno di un titolo: la avvolge come il suo sari avvolgeva la sua figura esile quasi a fondersi con lei.