Adil Harrati, il killer di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa a Roma, era clandestino da dieci anni. Al marocchino di 45 anni, come riportato da Il Tempo, non era mai stato rilasciato il permesso di soggiorno. In passato era stato anche identificato da diverse Questure in quanto aveva un precedente per una rapina in un supermercato e gli erano stati contestati reati contro il patrimonio. Gli inviti a lasciare il Paese, tuttavia, non si erano mai concretizzati.
La sensazione dunque è che il dramma avvenuto al Trionfale nell’androne di un palazzo si sarebbe potuto evitare. L’uomo, infatti, non doveva trovarsi in Italia. In questi anni, invece, aveva anche lavorato in nero come muratore. È proprio durante alcune operazioni di ristrutturazione nell’appartamento della madre della donna che i due si erano conosciuti. Tra loro era iniziata una relazione sentimentale. Il giorno dell’omicidio, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’aveva attesa in casa proprio per ricevere un pagamento e, poiché non aveva contanti, le aveva chiesto di recarsi al bancomat per prelevare. Prima che potesse uscire dal palazzo, tuttavia, l’ha colpita a morte con 20 coltellate.
Killer di Rossella Nappini era clandestino da 10 anni: chi è Adil Harrati
Adil Harrati, il killer di Rossella Nappini, è ora rinchiuso nel carcere di Regina Coeli dopo essere stato fermato dagli agenti della Squadra Mobile di Roma. I poliziotti lo hanno trovato nel suo appartamento, dove si stava nascondendo. Fin da subito sembrerebbe avere ammesso di avere ucciso la donna con cui aveva una relazione sentimentale, la quale si era trasferita proprio nell’abitazione al Trionfale dopo essersi separata dal marito. Ad incastrarlo ci sono anche alcune immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, al vaglio della sezione Omicidi, che lo hanno ripreso durante la fuga e le testimonianze di alcuni parenti della vittima.
Il marocchino nelle scorse ore si è seduto davanti al giudice per le indagini preliminari Daniela Caramico D’Auria per essere interrogato. L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.